Il futuro delle rinnovabili in Italia sarà più piccolo e più eolico?
Le energie derivanti da fonti rinnovabili stanno facendo passi da gigante nel nostro paese. A favorirne la diffusione anche le grandi conoscenze tecnologiche che fano dell'Italia uno dei paesi leader nel panorama mondiale. Per capire come il nostro paese si sia avviato decisamente sulla strada della produzione di energia pulita, basti ricordare come nel corso dell'ultima estate si siano registrati livelli sino al 55% del totale scambiato alla borsa elettrica. Una situazione che va a riflettersi anche a livello occupazionale, se si pensa che sono oltre 120mila gli addetti del settore e altri 100mila potrebbero aggiungersi da qui al 2030 se il nostro paese continuasse a riservare un occhio di riguardo a fotovoltaico, eolico e altre energie non derivanti da combustibili fossili. Se il dato in questione è stato favorito anche dalla politica di incentivazione predisposta negli anni passati a livello governativo, va comunque messo in rilievo come i pratici effetti di questa politica abbiano finalmente iniziato a dare risposte ad un paese che risente di una cronica necessità di energia sfamata a lungo con l'uso intensivo di combustibili fossili e il ricorso ad importazioni che però sono spesso messe a rischio da eventi geopolitici imprevedibili. Come è successo del resto in Medio Oriente, nel Maghreb o in Ucraina, esponendo l'Italia a conseguenze pesanti anche sotto il profilo finanziario.
(Nel futuro delle rinnovabili in Italia potrebbe trovare maggiore spazio l'eolico)
Se con il Conto Energia si era dato grande impulso alle energie rinnovabili, già l'ultima edizione del regime inventivante, la quinta, aveva dato vita ad un certo ripiegamento, che era stato aspramente criticato dalle aziende che operano nel settore, le quali avevano ravvisato una buona dose di miopia nella ridefinizione della politica energetica del paese. A posteriori, si può comunque affermare che la fine del regime degli incentivi, sostituiti da una politica di agevolazioni fiscali, si è rivelata del tutto aderente ad una situazione che vede i consumi elettrici in continuo calo. Come testimonia appunto la crescita ancora in atto, anche se a rtimi meno sostenuti, del comparto. Il regime degli incentivi attuale, va in pratica a premiare gl impianti di piccola taglia a carattere residenziale, con il chiaro intento di incentivare l'autoconsumo, in particolare con il benemerito meccanismo dello scambio sul posto. Va meno bene invece per le utenze industriali e commerciali, le quali hanno visto ridursi gli incentivi relativi allo scambio sul posto nel corso del 2014, provvedimento che va a sommarsi al contestato decreto Spalma Incentivi, con il quale si vanno a colpire retroattivamente i benefici previsti nella prima fase di sviluppo del fotovoltaico.
Proprio la politica inaugurata dall'esecutivo guidato da Matteo Renzi, però, potrebbe presto riflettersi sul paniere delle energie rinnovabili, attualmente primeggiato dall'idroelettrico (43%), dal fotovoltaico (31%) e dall'eolico (17%). Se si pensa che nel 2014 l'energia solare ha praticamente visto dimezzarsi la potenza installata nel corso dell'anno, e che i tagli retroattivi agli incentivi potrebbero sconsigliare dall'adozione di nuove installazioni, non è ardito pensare che a beneficiare di quanto sta accadendo possa essere l'eolico. Favorito dal canto suo dai progressi fatti sul fronte dell'immagazzinamento dell'energia resi possibili dai sistemi di pompaggio di aria e acqua in appositi serbatoi nel corso dei picchi di produzione, da rilasciare tramite turbine nei momenti di calo produttivo. Sono in molti, di conseguenza, ad attendersi un deciso aumento del contributo dell'energia eolica nel corso dei prossimi anni, soprattutto in considerazione del fatto che stanno ormai per prendere il via i progetti relativi all'eolico offshore, che pure continuano ad essere osteggiati dalle popolazioni e da larghi settori dell'ambientalismo.