Sarà vero che le energie rinnovabili soffrono la crisi? Una panoramica europea in merito agli obiettivi raggiunti

Secondo uno studio condotto dal Bloomberg New Energy Finance (BNEF) gli investimenti nel settore delle energie rinnovabili hanno preso un trend negativo subendo una caduta dell' 11%, verificatasi durante il 2012, rispetto al 2011 durante cui si sono registrati investimenti da record. 
Durante l'ultimo decennio, il settore delle rinnovabili ha goduto di un periodo positivo con una crescita negli investimenti, che nel 2011 coprivano il 31,1%. Molti fattori oggigiorno hanno rallentato questa crescita e hanno provocato la sfiducia degli investitori, ma non è tutto perso. (Fonte gaianews.it)

Immagine rappresentativa delle energie rinnovabili

(Immagine rappresentativa per le energie rinnovabili)

L'EUROPA IN CRISI

L'Europa, come sempre è nel centro del mirino, causa, forse, l'irrefrenabile crisi che sembra oramai attanagliare gran parte dei settori dell'economia. Questa è stata la panoramica della situazione europea delineata dall'amministratore delegato del Bloomberg, Michael Liebreich, lo scorso anno, durante un'intervista rilasciata al Massachusetts Institute for Technology.

In alcuni paesi europei questo brusco cambiamento di rotta si è verificato in maniera più grave. Ad esempio paesi come l'Italia e la Spagna hanno registrato un calo, rispettivamente del 51% e del 68%.
La crisi era stata ritenuta da più parti responsabile di queste percentuali in discesa, tuttavia da un'analisi più attenta emergono tante realtà di un quadro sempre più complesso e lo stesso Liebreich afferma che «la crisi in Europa ha colpito il mercato più importante del settore. Come si può investire in progetti europei se la sopravvivenza stessa dell'euro è minacciata? Tendenzialmente una banca non può finanziare un progetto in un paese ad alto rischio come Spagna, Grecia o Portogallo, cioè a dire i paesi più competitivi per quanto concerne l'energia pulita».

NON È TUTTA COLPA DELLA CRISI

Sicuramente la scarsità economica ha giocato un ruolo fondamentale nella decrescita degli investimenti delle energie rinnovabili, ma non bisogna prendere questo fattore come l'unico imputabile.

Durante gli ultimi anni vari incentivi erano stati avanzati da tutti i paesi membri dell'Unione Europea, al fine di promuovere gli investimenti e la crescita delle rinnovabili fino a rendere quest'ultime autonome e fondamentali per il fabbisogno della popolazione. È vero anche che i tagli alle sovvenzioni in Germania, ma soprattutto in Spagna, avvinghiata nella morsa della crisi, hanno giocato un ruolo cruciale, ma anche altri fattori hanno contribuito e contribuiscono a questo crollo.

Immagine rappresentativa delle energie rinnovabili

(Immagine rappresentativa delle energie rinnovabili che aiutano a rendere più green il mondo)

La Germania, dal canto suo, dal 2012 ha gradatamente ridotto gli incentivi destinati all'energia solare fotovoltaica e la scalata inversa non sembra arrestarsi negli anni successivi. Per la nazione tedesca, tuttavia, le ragioni non sono da ricondurre, come per la penisola iberica, ad un situazione di sconforto economico. Il cambio di rotta tedesco è da ricondurre proprio ai successi raggiunti nel settore del fotovoltaico: il boom dell'energia solare, causando un calo dei costi dei materiali e persino casi di bancarotta delle industrie interessate nel campo, ha condotto i responsabili a non reputare opportuno lo stimolo per la crescita del settore con incentivi statali.

Sebbene le energia rinnovabili, in maniera particolare l'eolico e il solare siano, oggi, i settori più maturi, i governi di tutta l'Europa devono, ancora, sobbarcarsi la responsabilità di supportare le fonti di energia alternativa con i finanziamenti, soprattutto per raggiungere gli obiettivi fissati per il raggiungimento della riduzione delle emissioni di carbonio.

Tuttavia il calo del mercato delle energie rinnovabili è stato generato anche da minacce derivanti dal prezzo vantaggioso del carbone, dalle abbondanti riserve di shale gas (il gas ottenuto dalle rocce scistose tramite frattura idraulica) degli Usa e dall'energia nucleare che sembra prendere sempre più piede: le energie rinnovabili, così facendo, risultano meno attraenti per gli investitori.

Immagine rappresentativa delle energie rinnovabili

(Immagine rappresentativa delle energie rinnovabili)

I DATI POSITIVI PER L'EUROPA

Nonostante queste tristi dichiarazioni di crisi, in Europa, nel 2011 le fonti pulite sono riuscite a ricoprire ben il 13% del fabbisogno energetico, un piccolo passo per il 20% che l'UE si è dato come obiettivo da raggiungere per il 2020.

I paesi del Nord Europa, in particolar modo, come la Norvegia, partecipano con percentuali alte, pari al 64,7%, in grado coprire la domanda interna che si pone l'obiettivo nazionale di raggiungere il 67,5% entro il 2020. L'Italia ha raggiunto l'11,5%, registrando un significativo passo avanti rispetto al 2004, ma rimanendo comunque distante dal target fissato per il 2020, ovvero il raggiungimento del consumo lordo nazionale. Caso emblematico dell'Estonia che ha già raggiunto l'obiettivo del 2020, presentando una percentuale del 25,9% sul 25 prefissato.
La tabella che segue mostra l'andamento di crescita o decrescita dei paesi europei nel settore delle rinnovabili. (Fonte greenstyle.it)

PAESE EUROPEO

PERCENTUALE DI SVILUPPO DELLE RINNOVABILI IN OGNI SINGOLO PAESE

PERCENTUALE DELL'OBIETTIVO DA RAGGIUNGERE ENTRO IL 2020

NORVEGIA 64,7%
raggiunto
SVEZIA 46,8%
raggiunto
LETTONIA 33,1%
raggiunto
FINLANDIA 31,8%
raggiunto
AUSTRIA 30,9%
raggiunto
ITALIA 11,5%
da raggiungere
ESTONIA 25,9%
raggiunto
MALTA 0,4%
10%
LUSSEMBURGO 2,9%
11%
GRAN BRETAGNA 3,8%
15%
BELGIO 4,1%
13%
OLANDA 4,3%
14%
CROAZIA 15,7%
20%
DANIMARCA 14,4%
23,1%
GERMANIA 4,8%
12,3%
AutoreDott.ssa Sara Tomasello


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