Molibdato? E la CO2 diventa utile
Cos'è il molibdato? Chimicamente, si tratta di un metallo semplice, la cui molecola tetraedrica è costituita da un atomo di molibdeno, nel suo massimo stato di ossidazione, legato a quattro atomi di ossigeno. È relativamente abbastanza frequente in natura ed è resistente all'aria e all'acqua. Da oggi in poi, però, il molibdato potrebbe essere destinato a passare alla storia come l'ingrediente fondamentale di un catalizzatore a basso costo, in grado di assorbire la C02. Un passo avanti notevole rispetto a metalli nobili come il rutenio, il palladio e il platino, che, per quanto catalizzatori efficaci, hanno costi troppo alti per essere utilizzati su scala industriale.
(La molecola di molibdato è costituita da un atomo di molibdeno e quattro atomi di ossigeno)
È notizia degli scorsi giorni, infatti, che un team del Massachusetts Institute of Technology (meglio noto come MIT), guidato da Cristopher Cummins (professore di chimica nell'Istituto), stia lavorando alla realizzazione di questo nuovo catalizzatore che, una volta intrappolata la CO2, potrebbe anche essere in grado di trasformarla in composti organici utili. Per l'esattezza, si tratterebbe di uno ione di carbonato con carica negativa, una sostanza in grado di reagire con un composto di silicio e produrre formiato, un sale comune nella fabbricazione di composti organici utili.
Per ora, i primi risultati sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Chemical Science, ma la squadra americana continua a perfezionare lo studio e a promettere presto un modo facile ed economico per recuperare parte della CO2 emessa da veicoli e industrie.
(Un team del MIT sta conducendo uno studio sul moolibdato come catalizzatore di CO2)
Vediamo, quindi, come funziona.
In pratica, facendo reagire il molibdato con un solvente organico contenente diossido di carbonio, lo ione si dimostra in grado di intrappolare due molecole di CO2. La prima si lega in maniera irreversibile a due degli atomi di ossigeno presenti nella molecola, dando vita, appunto, a uno ione di carbonato; la seconda si unisce, invece, a un terzo atomo di ossigeno ma in maniera reversibile. Secondo questo principio, sarebbe, dunque, possibile realizzare un catalizzatore in grado di immagazzinare temporaneamente la CO2 emessa in atmosfera da veicoli e industrie. Raggiunto un certo livello, il diossido di carbonio così immagazzinato potrebbe essere trasferito a un luogo di immagazzinamento definitivo o essere, appunto, trasformato in composti utili, contenenti carbonio (come, appunto, il formiato).
A detta della comunità scientifica, lo studio è promettente. Ora non resta che aspettarne gli ulteriori sviluppi e, quindi, le applicazioni industriali.
(Lo ione di formIato, il composto utile in cui potrebbe essere trasformata la CO2 grazie al nuovo catalizzatore del MIT)