Il come, il dove e quanto costa smaltire i pannelli solari fotovoltaici

Che scegliere per la propria casa un impianto fotovoltaico significa attuare una scelta consapevole per ottimizzare le risorse ambientali e ridurre le immissioni di gas serra è un dato comunemente accettato. E proprio per questo motivo, la riflessione sulla destinazione dei moduli fotovoltaici a temine del ciclo di vita diventa connaturata all'acquisto stesso.

La crescente diffusione delle energie rinnovabili presuppone una continua ricerca di leggi che regolamentino, non solo l'integrazione architettonica dell'impianto fotovoltaico e il suo impatto visivo nullo, non solo la garanzia di durevolezza e resistenza nella produzione di energia per almeno 25 o 30 anni, ma soprattutto "cosa diventerà" nel periodo successivo al termine del suo servizio. Lo smaltimento e la bonifica sono, a tal proposito, un'opera necessaria, se desideriamo essere coerenti al motivo per cui abbiamo scelto un impianto solare: salvaguardare l'ambiente.

La necessità e la metodologia di smaltimento di un modulo, pannello solare e dei suoi componenti devono essere ben chiari all'utente che contempla questa scelta nella propria abitazione: studi sulla tecnologia del fotovoltaico ci informano che la vita di un pannello varia dai 50 ai 100 anni, ma quando si parla di entrata in esercizio, il suo ciclo di vita si esaurisce in 20-25 anni.

(Schema di durata di un pannello fotovoltaico, rendimento elettrico e diminuzione in percentuale - da Informarexresistere.it)

E' proprio in questo sfondo che è necessario valutare l'impatto ambientale della materia costruttiva dei pannelli e della loro composizione, costituita da più strati, tra i quali, un vetro temprato, le celle fotovoltaiche, costituite da due substrati di materiale sintetico saldate e tenute insieme da un processo di laminazione, una pellicola PVF e una cornice in metallo anodizzato. A questi componenti devono essere aggiunti la scatola di giunzione e i cavi.

Non dimentichiamo, inoltre, che le celle dei moduli cristallini sono costituite da silicio, che non perde le proprietà di assorbimento dell'irraggiamento solare, e per questo i pannelli possono essere riciclati e riutilizzati, a eccezione dei pannelli in Film sottile, che contengono una percentuale di silicio molto basso. Questi vengono solamente separati dai componenti in metallo o dal cablaggio in rame, altro materiale totalmente riciclabile e riutilizzabile in nuovi moduli.

                       (Struttura dei componenti di un pannello solare - da Ecoblog.it)

Un pannello fotovoltaico è costituito, dunque, da più materiali che necessitano di un'opera di bonifica e smaltimento differente e ciò implica un processo preventivo di separazione di ogni tipologia di materiale. Il silicio, per esempio, non è un materiale nocivo per la salute dell'uomo o dell'ambiente, ma all'interno del modulo sono presenti altre sostanze come il telluro di cadmio, un materiale dannoso, ancora utilizzato in alcune tecnologie, e per la quale la ricerca investe nel trovare una sostanza alternativa da impiegare nei processi di lavorazione in cui è necessario.

I consorzi per smaltire i pannelli solari

Per gestire in maniera ottimale l'operazione di smaltimento dei pannelli, attualmente esistono delle aziende che hanno l'obiettivo di semplificare e ridurre i costi di bonifica, come il consorzio no-profit Pv Cycle o il progetto SunMeet, nato dagli accordi siglati tra Cobat (Consorzio Nazionale Raccolta e Riciclo) e il Comitato Ifi che unisce l'80% delle ditte produttrici di fotovoltaico.

Il primo, il Pv Cycle, nato solo nel 2007, vanta uno straordinario successo per le sue idee miranti lo sviluppo di un fotovoltaico sostenibile e doppiamente verde, proponendo alle aziende un percorso formativo per aderire al processo di recupero e raccolta dei moduli solari, alla stregua del secondo, il SunMeet, entrambi capaci di fornire un servizio indispensabile per chi acquista un sistema fotovoltaico e pensa al suo futuro.

Il progetto prevede che tutte le parti metalliche e di vetro verranno riciclate in Italia, mentre la cella solare verrà portata all'estero per lo smaltimento, riducendo sensibilmente l'emissione di gas serra nell'ambiente anche durante questo processo.

Che cosa dice la nuova normativa in materia di smaltimento e riciclo?

Con il decreto ministeriale del 5 maggio 2011, chiamato anche IV Conto Energia, con entrata in vigore dal 30 giugno 2012, all' Art 11.6(a), il Ministero allo Sviluppo economico e il Ministero all'Ambiente hanno previsto, per i produttori e importatori, l'obbligo di adesione a un consorzio per il recupero dei pannelli fotovoltaici, in un processo di responsabilizzazione per entrambi i soggetti coinvolti: produttore e utente. I pannelli fotovoltaici, infatti, sono stati inclusi anche nella direttiva europea sui rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche (Raee) a fine vita.

Attualmente, in Italia, vi sono numerosi consorzi che adempiono alla raccolta, al trattamento e al riciclo di tutte le componenti dei pannelli solari e, fra i tanti, indichiamo la ReMedia. Questa attività, svolta con attenzione e sensibilità, ha portato il territorio italiano a posizionarsi al primo posto nella graduatoria mondiale per potenza entrata in esercizio nel 2011, oltre al fattore di riciclo dei componenti dal quale si può ricavare vetro, alluminio, indio, gallio, selenide, materiali a rischio esaurimento. Per maggiori informazioni, leggi anche l'articolo dedicato a produttori e importatori di impianti fotovoltaici.

Quanto costa lo smaltimento dei pannelli solari?

E' difficile indicare una cifra, anche se il prezzo medio si aggira intorno alle 250 euro per tonnellata. Ciò significa che lo smaltimento per un impianto domestico da 3 kWp, che pesa circa 270-80 Kg, costerà intorno alle 70 euro.

Autore Maria Francesca Massa


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