La CO2 dei vulcani si trasforma in energia rinnovabile

Il nome è parlante: Vulcanol, perché "è prodotto con l'energia di un vulcano" (queste le parole K.C. Tran, CEO manager dell'azienda produttrice). Così, si chiama, infatti, il nuovo combustibile prodotto dalla Carbon Recycling International (CRI), la compagnia islandese nota per catturare la CO2 delle emissioni industriali e convertirla in metanolo rinnovabile (Renewable Methanol, RM). Questo combustibile verde, che può essere miscelato in differenti quantitativi con la tradizionale benzina ed è compatibile con gli attuali motori (anche ibridi; è acquistabile, infatti, in numerose stazioni di rifornimento), è prodotto attraverso un processo che cattura la CO2, riducendo l'impatto delle emissioni industriali. Tra l'altro, le macchine della Carbon Recycling International che presiedono alla produzione del metanolo rinnovabile, sono alimentate da energia geotermica, eolica e solare.

Un impianto della Carbon Recycling International in Islanda

(Un impianto della Carbon Recycling International in Islanda)

Dopo i numerosi e felici esperimenti sulla conversione della CO2 delle emissioni industriali in metanolo rinnovabile, la Carbon Recycling International ha deciso di provare a sfruttare l'anidride carbonica emessa dai vulcani, un ulteriore passo per ridurre le emissioni di CO2 presenti nell'atmosfera. Il diossido di carbonio è, infatti, prodotto, in questo caso, dalla decomposizione delle rocce di carbonato presenti sotto la superficie terrestre; i quantitativi di CO2 così generati sono, però, molto bassi, come, conseguentemente, anche l'energia elettrica prodotta. Allo stesso tempo, però, le emissioni di CO2 della centrale geotermica sono più concentrate e richiedono meno energia e tecnologie meno complesse per separare e catturare il diossido di carbonio.

La Carbon Rcycling International sta lavorando per convertire direttamente l'energia geotermica e la sua CO2 in metano riciclabile

(La Carbon Rcycling International sta lavorando per convertire direttamente l'energia geotermica e la sua CO2 in metano rinnovabile)

Secondo la compagnia irlandese, allo stato attuale, questa nuova tecnologia potrà essere sfruttata a partire dal prossimo anno in ambito geotermico, quando la sua prima centrale (in Islanda) sarà effettivamente a pieno regime e, dunque, in grado di produrre cinque milioni di litri di metanolo rinnovabile. A quel punto, si potrà pensare a esportare la tecnologia in paesi come la Germania, particolarmente sensibili alla produzione e al consumo di energia da fonti rinnovabili. 

Per quel che riguarda, invece, il suo utilizzo con vulcani, bisognerà prima trovare un modo per superare i limiti che riguardano ovviamente i costi di produzione e gestione degli impianti. Le elevate temperature sottopongono, infatti, i macchinari a notevole stress, facilitandone la rottura.

Le alte temperature intorno ai vulcani sono uno dei principali limiti per la nuova tecnologia

(Le alte temperature intorno ai vulcani sono uno dei principali limiti per la nuova tecnologia della Carbon Recycling International)

Nel frattempo, i ricercatori stanno cercando nuovi modi persfruttare la CO2 che, per quanti sforzi vengano fatti, continua a essere prodotta con conseguenze nefaste sull'ambiente. Matthew Kanan, docente di chimica alla University of Stanford, sta sviluppando dei catalizzatori in grado di abbassare i livelli di energia richiesti per convertire il diossido di carbonio in prodotti ancora più efficienti del metanolo (come, ad esempio, il propanolo), con un conseguente notevole abbattimento sui costi dell'energia elettrica. Una strada che apparentemente merita di essere approfondita, dunque, visto che la produzione di metanolo rinnovabile richiede superfici ridotte (a differenza di alcuni tipi di biodiesel), elimina le emissioni di CO2 e si basa su processi chimici con costi ben definiti.

AutoreDott.ssa Morena Deriu


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