La Cina e i pannelli solari nello spazio per combattere l'inquinamento
Non sono difficili da ricordare gli skyline delle città della Cina dove emergono punte di palazzi da folte nubi di fumo, la cui tossicità preoccupa non poco le autorità locali, le quali stanno seriamente pensando a progetti di innovazione energetica potenzialmente validi da attuare prima che la situazione raggiunga i limiti di sopravvivenza. Una crescita economica vertiginosa quella della Cina a cui solo ora si inizia a rispondere con un maggiore livello d'attenzione verso l'ambiente, cominciando da politiche energetiche ambiziose che puntano all'energia solare disponibile oltre l'orbita terrestre, disponibile in maggiore quantità ma ancora difficile da trasportare sul nostro pianeta.
La Cina vorrebbe infatti arrivare nello spazio per accumulare energia solare e rispedirla sulla terra, un'idea non nuovissima che potrebbe vedere la luce entro il 2030 quando una prima centrale solare sperimentale dovrebbe essere attiva. Il progetto è tanto ambizioso quanto potenzialmente efficace, e porrebbe l'intero impianto a circa 36.000 Km dalla superficie terrestre con un'estensione che dovrebbe doppiare l'area del Central Park di New York per un peso superiore alle 10.000 tonnellate.
(Concept centrale solare spaziale della Cina)
Proprio il peso previsto per la messa in opera della struttura è uno dei principali problemi da risolvere per i ricercatori cinesi, considerando che attualmente i razzi esistenti presentano un limite massimo di carico di 100 tonnellate, notevolmente inferiore al peso previsto per la centrale solare orbitante; per tanto i pannelli solari da impiegare per il progetto dovrebbero avere un peso non superiore ai 200 grammi per metro quadro. Inoltre c'è anche da pensare al collettore posto sulla terra che dovrebbe recepire ed immagazzinare l'energia, la quale verrebbe trasmessa senza fili con l'ausilio di laser o microonde.
Allo stesso tempo bisognerà poi tenere d'occhio i conti e farli quadrare. Secondo le attuali stime, la centrale fotovoltaica spaziale non dovrebbe diventare commercialmente attiva prima del 2050, e per essere pienamente redditizia la trasmissione dell'energia sulla terra dovrebbe raggiungere almeno il 50% dell'efficienza. Lato positivo l'esposizione dei pannelli alla luce solare per il 99% del tempo, data dall'assenza del ciclo giorno/notte a cui noi terrestri siamo abituati.
Nonostante i diversi ostacoli, la Cina spinge sempre di più verso una conversione al green
dopo gli evidenti danni causati in nome di una rapida ed efficace crescita economica, il cui conto potrebbe essere pagato con una spinta sull'acceleratore verso l'innovazione a 360° partendo dal controllo dello stato ambientale. Per questo è plausibile che l'ambiziosa centrale solare in orbita nell'universo, per quanto complessa da progettare e realizzare, possa effettivamente vedere la luce entro i prossimi 25 anni con le prime stazioni sperimentali.