L'Europa dice basta a sacchetti e buste di plastica

Dopo la legge passata in Italia nel gennaio 2011 a proposito della messa al bando delle buste di plastica, il 4 novembre 2013 la Commissione europea decide di approvare la proposta di legge secondo la quale ogni stato è costretto a limitare l'uso dei sacchetti in materiale leggero.

Dunque, essa non è riferita a tutti i tipi di busta ma solo a quelle il cui spessore è meno di 50 micron, in quanto sono ritenute le più inquinanti: i sacchetti di plastica molto sottili infatti sono i meno utilizzati in quanto hanno una debole resistenza (sono molto fragili e si rompono facilmente) e non hanno grandi capacità di contenere certi pesi. Per questi motivi essi sono i soggetti più esposti all' "usa e getta". Sono eslusi dalla categoria i sacchetti della spazzatura o quelli per la raccolta differenziata. Inoltre l'UE ha dichiarato che consente agli Stati membri di decidere da soli il tipo di misure da adottare per far rispettare la legge; tra le alternative si ha la tassazione, il divieto o l'introduzione di target nazionali di riduzione del consumo.

Quali sono i pericoli che si possono evitare?

L'obiettivo è quello di diminuire la quantità di plastica nell'ambiente: se si pensa all'inquinamento marino o a quello atmosferico si può ben capire quanto le buste siano pericolose per la sopravvivenza di molte specie animali come i delfini o le tartarughe che muoiono soffocate dai sacchetti in quanto li scambiano per meduse; o ancora gli uccelli che finiscono preda di questi "oggetti volanti" che li catturano privandoli della possibilità di liberarsi.

                                                           tartaruga e buste di plastica(Buste di plastica che ingannano specie marine esponendole a pericoli di morte)

Ad incentivare ancora di più la lotta al problema è sapere che la plastica, se non viene correttamente smaltita secondo i dovuti procedimenti, causa enormi danni in quanto è costituita da materiali non biodegradabili le cui microparticelle rimangono in circolazione nell'atmosfera per lunghissimi periodi di tempo. Persino durante il processo di produzione gli adetti ai lavori rischiano pericoli per la loro salute essendo perennemente a contatto con sostanze sintetiche, tossiche, come quelle di cui sono composti i coloranti.

Cosa ne pensano gli Italiani? La parola ai numeri!

L'ISPO Ricerche ha effettuato uno studio statistico per conto di Assobioplastiche, mostrando che su un campione di 800 individui intervistati, il 90% si ritene assolutamente favorevole alla legge e il 62% di loro specifica che le sanzioni sarebbero dovute essere introdotte già due anni fa'.

Non tutti sanno che il nostro Paese è stato accusato di infrazione nei confronti della legge europea del 2011: l'Italia aveva già proibito le buste di plastica biodegradabili. Quindi l'esperienza della nazione italiana è da ammirare, non più da condannare; lo spiega il vicepresidente di Legambiente Stefano Ciofani il quale dichiara che siamo un esempio virtuoso per tutti gli altri stati membri. Secondo le stime e da quanto afferma il Commissario per l'ambiente Janez Potocnik, ogni anno in Europa vengono prodotti 8 miliardi di borse di plastica e se ogni nazione provvedesse alla riduzione del loro utilizzo, il consumo scenderebbe dell'80%. Addirittura nel 2010 sono stati immessi nel mercato 98,6 miliardi di buste per cui, secondo i calcoli, ogni individuo in Europa ne ha usati 198.

Un'altra ricerca ulteriormente utile ai fini della comprensione del comportamento dei cittadini europei rivela invece la quantità di buste di plastica consumate individualmente nel corso dell'anno: in vetta alla lista Danimarca e Finlandia con un consumo di 4 buste; 18 per quanto riguarda l'Irlanda, per scendere di molto con Polonia, Portogallo e Ungheria con un totale di 466 sacchetti. L'Italia, con 181, si colloca poco più in alto rispetto alla media europea di 175 borse procapite l'anno.

Anche per la modernità vale il rovescio della medaglia

Tutte queste informazioni che le ricerche statistiche rendono a disposizione di tutti, fanno molto riflettere sul concetto dell' "usa e getta" al quale è stato fatto riferimento precedentemente. La modernità vede tra i suoi principali svantaggi, quello di uno stile di vita frenetico, legato al tutto e subito, al consumo immediato. Ed è assurdo pensare che in effetti, oggi, moltissimi prodotti vengono appositamente creati per essere buttati; non esiste più la cultura della cura degli oggetti, l'interesse per la loro durata e probabilmente ciò è dovuto all'economicità che distingue questi prodotti da altri.

                                     un sacchetto di blastica volante                                                                   (Moltissimi prodotti, tra cui i sacchetti di plastica, sono soggetti al ciclo dell'usa e getta)

Chiunque acquisti uno smartphone o un I-phone di ultima generazione spendendo somme notevoli farà moltissima più attenzione al fatto che non si graffi, che non cada per terra, che non venga smarrito o rubato, perchè ci si convince che quel prodotto vale. Il contrario avviene comprando una macchina fotografica usa e getta, venduta appositamente per avere un periodo di vita limitato e per la quale il consumatore non proverà il minimo dispiacere in seguito alla sua perdita.

Forse sono due esempi un po' estremi, ma aiutano a maturare la consapevolezza che urge un estremo bisogno di mirare al riutilizzo, alla riparazione, alla riduzione dei consumi e delle merci, anche perchè, diciamola tutta, al ciclo di vita di un prodotto sono legati ingenti costi di produzione e di smaltimento.

Il valore di qualcosa non è dato dal prezzo, ma dalle modalità di creazione e da quelle di utilizzo, per questo dobbiamo imporci di imparare a prenderci maggiore cura di tutto ciò che ci circonda, incluso l'ambiente.

AutoreManuela Monteleone


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