Fotovoltaico cinese: dal 5 marzo 2013 parte l'obbligo di registrazione presso le dogane comunitarie
Tempi duri per il fotovoltaico cinese che dal 5 marzo 2013 ha visto scattare l'obbligo di registrazione dei pannelli solari o fotovoltaici cinesi presso le dogane comunitarie, modificando prezzi e modalità di entrata in europa del prodotto cinese. La nuova proposta, ancora in via attuativa, potrebbe essere concretizzata in questi giorni dall'Unione europea permettendo di fare chiarezza sulle normative di import-export, sui requisiti necessari agli impianti fotovoltaici per garantire il rispetto dell'ottica ecosostenibile con prezzi competitivi sul mercato.
Già alla fine del 2012, il Presidente Alessandro Cremonesi del Comitato IFI, che racchiude circa l'80% dei produttori europei di fotovoltaico, aveva lanciato un appello al Ministro Passera per fare chiarezza sulle norme del mercato delle risorse rinnovabili e adottare, senza sconti di pena, delle misure sanzionatorie sugli illeciti commerciali del mercato fotovoltaico tra Cina ed Europa.
Si parlava dell'applicazione di un dazio compensativo e non di una barriera protezionistica di mercato, che potesse in qualche modo difendere la natura dell'ecosostenibilità degli impianti e dei componenti fotovoltaici prodotti dall'Europa, senza limitare il traffico commerciale. Il presidente della IFI ha premesso infatti che "eventuali dazi compensativi non sarebbero dazi all'importazione per minare il mercato libero, ma delle misure necessarie per riequilibrare quel gap competitivo tra gli operatori nazionali ed europei e quelli cinesi, generato da un atteggiamento illecito e/o illegittimo".
Che cosa impone la misura di registrazione presso le dogane comunitarie?
Il Regolamento ha decorrenza immediata, prevede l'obbligo per le autorità doganali dell'Unione Europea di registrare le importazioni di prodotti fotovoltaici cinesi per un periodo di nove mesi a partire dalla pubblicazione della disposizione regolamentare.
Qual è l'obiettivo della misura di registrazione presso le dogane comunitarie?
L'obiettivo dell'obbligo di registrazione dei pannelli fotovoltaici cinesi presso le dogane comunitarie è insito nella ricerca di soluzioni di mediazione sulla questione dell'antidumping tra i produttori di fotovoltaico cinesi ed europei, mettendo a conoscenza le due entità produttive dell'indagine tutt'ora in corso della Commissione Europea tesa a stabilire delle regole standard chiare e precise a cui far riferimento, oltre all'individuazione di pratiche illecite di dumping o di ricezione di sovvenzioni illegali da parte di società produttrici e importatrici di pannelli fotovoltaici cinesi.
Cosa cambia in Italia con l'obbligo di registrazione dei moduli fotovoltaici cinesi
In Italia le installazioni di impianti fotovoltaici cinesi ammontano a circa il 70%, dato risultante dal minor prezzo sul mercato dei pannelli solari cinesi, e che ha trovato uno spiraglio di luce nei nuovi sistemi di incentivazioni che prevendono dei bonus nell'acquisto di impianti con componenti costruiti nell'UE, vedi il bonus europeo.
Inutile dire che il maggiore acquisto di prodotti fotovoltaici di case produttrici asiatiche ha danneggiato sensibilmente il mercato delle risorse rinnovabili italiano che ha portato anche alla conseguente chiusura di 30 produttori europei ed italiani. Se la richiesta di obbligo di registrazione presso le dogane comunitarie verrà accolto, potremo aspettarci la risalita del mercato italiano ed europeo, fermo restando che le normative e gli obblighi vengano accolti e rispettati.
In ogni caso, alcune compagnie produttrici di fotovoltaico europeo sta cercando di ottenere dall'UE l'imposizione di tariffe alla Cina, misure scattate dal 5 marzo 2013 e confermate da John Clancy, portavoce del Commissario al Commercio UE, introducendo la possibilità di retrodatare i dazi, nel caso in cui l'indagine effettuata da Bruxelles confermi l'ipotesi di pratiche antidumping nel fotovoltaico Made in China.
L'obbligo di registrazione presso le dogane comunitarie permette all'industria di fotovoltaico italiana di attivare uno strumento di protezione indispensabile nei confronti di grandi industrie fotovoltaiche asiatiche.
Le proteste e la petizione on line contro le misure fiscali sull'Export del fotovoltaico cinese
In Italia, è chiaro, non tutti la pensano allo stesso modo: alcuni considerano questa nuova normativa completamente illecita e tesa a minare il mercato libero e l'aumento dei prezzi da parte dei produttori di fotovoltaico italiano; altri la reputano l'unico modo per salvare il mercato del fotovoltaico italiano.
La protesta di maggiore rilevanza contro le tariffe antidumping imposte dagli Stati Uniti nasce sul web, in seguito all'applicazione delle nuove misure antidumping nell'USA sull'export del fotovoltaico cinese: la comunità di Avaaz, con una petizione dal titolo "Noi non vogliamo la morte del fotovoltaico in Italia" ha proposto una raccolta firme contro l'imposizione di tariffe sui moduli solari cinesi nei mercati delle risorse rinnovabili degli Stai Uniti e dell'Europa, vedendo le misure doganali come l'arresto della produzione del fotovoltaico competitivo e accessibile a tutti.
Dove viene pubblicata la decisione dell'obbligo di registazione del fotovoltaico cinese
La Commissione europea ha pubblicato in data 5 marzo 2013 nella Gazzetta ufficiale dell'Unione europea la normativa sulla registrazione obbligatoria delle importazioni di fotovoltaico cinese.
I video informativi: riflessioni e giudizi sulle misure protezionistiche sul fotovoltaico cinese
Il video seguente mette in scena l'intervento del On. Gianluca Susta, il quale evidenzia la necessità di sperare che la potenza cinese continui ad investire in Italia, ma osserva anche come per la crescita del nostro paese siano necessarie delle misure e delle leggi che diano delle direttive chiare e precise:
Il parere dei produttori di fotovoltaico italiano sull'obbligo di registrazione del fotovoltaico cinese: riflessioni e valutazioni
Il video seguente mette in chiaro il parere dei produttori di fotovoltaico italiano che vede nella necessità delle misure di protezionismo del mercato delle risorse rinnovabili, l'unico modo per salvare il mercato dalla concorrenza sleale del mercato cinese, che si adopera per la produzione e commercializzazione a basso prezzo sostenuta da componenti e materiali di minore qualità e non al passo con l'ottica ecosostenibile e di basso impatto ambientale: