La Sicilia candida i Banchi a patrimonio dell'UNESCO: necessario bloccare sul nascere il rischio di deturpazione
Per la Sicilia, i Banchi sono un bene ambientale da tutelare ad ogni costo contro le minacce di deturpazione derivanti da petrolio ed eolico, ed è per questo che la Soprintendenza del Mare della Regione Sicilia ha proposto di candidare il sito a patrimonio dell'UNESCO. La proposta è arrivata per salvaguardare in maniera definitiva i preziosi bassi fondali siciliani, sito geologico interessante e delicato che subisce la minaccia concreta di essere invaso non solo dalle trivelle in cerca di petrolio, ma anche dalle turbine eoliche il cui impatto ambientale per la zona spesso viene sottovalutato.
Uno dei beni ambientali più importanti d'Italia è ora dunque nella fase istruttoria, quella che in pratica mette insieme le valutazioni di diversi soggetti competenti – professionisti nei settori geologici, biologici, storici e archeologi – da cui ne uscirà un quadro chiaro del territorio in questione, e da cui si partirà per redigere una proposta concreta da presentare all'UNESCO. Tale fase dovrebbe durare all'incirca due mesi, e prima di raggiungere i tavoli dell'UNESCO toccherà alla Regione Sicilia esaminare quanto redatto nel corso delle valutazioni.
(Interessi da più parti nella tutela dei Banchi siciliani)
Questa volta la questione non è circoscritta e sostenuta soltanto da ambientalisti e attivisti per la tutela ambientale, ma, come spiega il Soprintendente del Mare Sebastiano Tusa mantenere il delicato equilibrio ambientale dei Banchi siciliani è un'esigenza che esce fuori dalle parti, e che per tanto non dovrebbe incontrare ostacoli:
il fronte è trasversale anche dal punto di vista politico, su questo tema c'è sensibilità a destra, a sinistra e al centro. Noi non vogliamo dire no, in termini assoluti, a eolico e petrolio; diciamo no in queste zone.
Queste le parole di Sebastiano Tusa rilasciate in merito alla questione dei Banchi siciliani ad Adnkronos, dove ha fatto chiaramente emergere la preoccupazione che gira intorno alla minaccia fomentata oggi non solo dai continui progetti proposti, ma anche dal decreto Sblocca Italia che di fatto apre la strada a nuove esplorazioni petrolifere lungo il territorio. Pertanto, con questa mossa non si vuole bloccare in alcun modo il progresso della regione, ma piuttosto si vuole evitare che il territorio venga snaturato da proposte scellerate capaci di distruggere un patrimonio ambientale di notevole pregio e rilievo.
(Banchi siciliani candidati a patrimonio UNESCO per evitarne la deturpazione)
L'idea è quella di poter tutelare in maniera definitiva l'intero territorio senza dover valutare di voluta in volta i singoli progetti presentati, eliminando alla fonte il rischio che qualcuno di questi venga accettato ed annullando anche il tempo richiesto, e dunque il denaro, per prestare attenzione a progetti deleteri per il territorio. Non solo petrolio quindi, che spesso sale alla ribalta dell'attenzione non solo locale, ma anche installazioni di turbine eoliche che, per quanto utili alla produzione di energia elettrica rinnovabile, hanno in questo caso il contro peso di deturpare il territorio.
Inoltre, spiega Tusa come sia la popolazione stessa a voler tutelare i Banchi e il territorio in generale dimostrandosi perplessa in merito alla caccia al vento ed al petrolio, indicando una strada di sviluppo diversa maggiormente legata all'identità territoriale del posto:
Dal dopoguerra in poi il sogno del petrolio è stato un bluff. Lo stesso Mattei, prima di morire, disse che il petrolio in Italia c'è, ma che i costi per estrarlo sono eccessivi. Noi speriamo sperano invece di basare lo sviluppo di questa regione sulle risorse vere, turismo, agricoltura e mare, con le sue risorse ittiche.