Il Renewable Energy Village per far rinascere Fukushima

Era l'unidici marzo del 2013, quando il mondo si svegliò all'annuncio del terremoto e del maremoto del Tohoku, in Giappone, per poi "combattere", nei giorni successivi, con il susseguirsi di notizie provenienti da Fukushima Daiichi circa l'inevitabile disastro nucleare (causato da un susseguirsi di ben quattro incidenti) che si stava svolgendo sotto gli occhi di tutti.

Un'immagine di una delle esplosioni della centrale nucleare di Fukushima Daiichi

(Un'immagine di una delle esplosioni della centrale nucleare di Fukushima Daiichi)

A quasi tre anni di distanza, il Giappone continua a fare i conti con le conseguenze del disastro e, ancora oggi, sono segnalate fuoriuscite di acqua contaminata in mare o sui territori limitrofi alla centrale. 

Finalmente, però, cominciano ad arrivare anche buone notizie e proprio dalla zona di Minamisoma, un gruppo di terreni agricoli della Prefettura di Fukushima, destinati a un progetto di rivalutazione green

Una veduta aerea della zona di Minamisoma nella Prefettura di Fukushima

(Una veduta aerea della zona di Minamisoma nella Prefettura di Fukushima)

La città di Minamisoma (che conta all'incirca 69000 abitanti) si trova sulla costa e dista solo 25 Km da Fukushima. Ancora oggi, i terreni agricoli che la circondano risultano inutilizzabili per via della contaminazione successiva al disastro della centrale di Fukushima Daiichi. L'idea è, dunque, di adibire questi terreni a impianti energetici rinnovabili, costruendo quello che è stato ribattezzato Renewable Energy Village o, più semplicemente, REV.

Per ora, il "villaggio" ospita 120 pannelli fotovoltaici, in grado di produrre 30 Kw di energia elettrica, rivenduta a una società locale di distribuzione energetica. Il progetto prevede di affiancarvi l'installazione di una serie di turbine eoliche e, forse, un osservatorio astronomico.

Un'immagine del Nobeyama Radio Observatory in Giappone

(Un'immagine del Nobeyama Radio Observatory in Giappone)

E siccome i pannelli non poggiano direttamente sul terreno, ma sono stati installati su una struttura di supporto, si è deciso di coltivare i campi a colza, una pianta della famiglia delle Brassicaceae, dal fiore bianco o giallo brillante, che può essere utilizzata come foraggio per gli animali, per produrre olio vegetale alimentare e come combustibile nel biodiesel. Quel che è interessante per i territori di Minamisoma è la particolarità di questa pianta, in grado di assorbire le radiazioni (come, del resto, qualsiasi pineta) e, soprattutto (e questa è la sua particolarità), di generare un olio privo di contaminazioni radioattive. 

Il fiore di colza. La sua coltivazione permetterà di assorbire le radiazioni e produrre un olio privo di contaminazioni radioattive

(Il fiore di colza. La sua coltivazione permetterà di assorbire le radiazioni e produrre un olio privo di contaminazioni radioattive)

Insomma, il Renewable Energy Village di Minamisoma, oltre a incentivare una strada (quella delle energie rinnovabili) sempre più diffusa in Giappone, si presenta come un primo e forte tentativo di rilancio dell'agricoltura locale, fortemente colpita dal disastro; circa due terzi dei terreni agricoli di Minamisoma si trova, infatti, all'interno della zona di evacuazione intorno alla centrale nucleare.

Si tratta, quindi, di un forte messaggio "rinnovabile" da parte del governo giapponese, che ha preferito far rinascere "energeticamente" l'aria, anziché limitarsi a bonificarla e costruirvi un semplice (per quanto divertente) parco giochi. La politica energetica del paese ha, infatti, ormai inevitabilmente virato verso il settore delle rinnovabili (nel 2013, il Giappone ha vantato il secondo posto nel fotovoltaico). Una scelta inevitabile ma, comunque, tutta da apprezzare; alle terribili conseguenze sanitarie e ambientali delle esplosioni di Fukushima Daiichi, si erano aggiunte, infatti, quelle economiche, con una crescita esponenziale del costo dell'energia elettrica.

AutoreDott.ssa Morena Deriu


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