Concessioni prorogate e vendita delle spiagge. Quali conseguenze?

La bufera politica sulle spiagge scoppiata nei giorni scorsi riguarda la direttiva europea Bolkestein che, in difesa del libero mercato, boccia il diritto preferenziale di insistenza vigente in Italia e prevede che ci sia una gara pubblica ad ogni scadenza di concessione. In Parlamento c'è chi l'anno scorso ha lottato per la proroga delle concessioni delle superfici demaniali fino al 2020; chi vuole attenersi alla direttiva; chi addirittura vorrebbe sbarazzarsi delle spiagge italiane per far cassa.

Al di là del fatto che potrebbero essere contestabili i rinnovi automatici e le concessioni effettuate finora senza bandi di evidenza pubblica, quali sono le conseguenze ambientali di concessioni demaniali che si protraggono per decenni?

L'OCCUPAZIONE DELLE COSTE

Secondo il rapporto del 2012 dal WWF, degli 8000 Km di coste italiane, il 53% sono spiagge e il 47% sono coste alte e rocciose. Già verso la fine degli anni '90, secondo una ricerca compiuta dall'equipaggio della goletta Oloferne del WWF, oltre la metà del litorale (58%) era urbanizzato; il 13% era occupato da infrastrutture e strutture edilizie in modo estensivo; solo un terzo della superficie restava completamente libero, destinato negli ultimi anni a ridimensionarsi ancora.

Oggi gli stabilimenti balneari sono 12 mila e insistono su 4mila Km di coste (le percentuali delle coste cementificate non recensiva infatti soltanto gli stabilimenti balneari, ma qualsiasi tipo di struttura).

ombrelloni attaccati uno all'altro
(Ombrelloni attaccati l'uno all'altro)


I PROBLEMI AMBIENTALI

Nella seconda metà del '900 il mare è diventato per noi Italiani meta privilegiata di vacanza e sono così aumentati a dismisura le strutture commerciali, con tanto di bar, docce, ristoranti.

Se già negli anni '80 le note apparentemente felici di Vamos a la Playa nascondevano i timori per un Pianeta in fase di distruzione, dopo vent'anni di disastri ambientali e dati allarmanti, la musica è sempre la stessa e la natura deve fare i conti con processi sempre più avanzati di cementificazione, erosione e sconvolgimento dell'ecosistema.
La presenza di ombrelloni impiantati nella sabbia e di strutture ricettive porta delle conseguenze più profonde rispetto al solo cambiamento del paesaggio dal punto di vista estetico/architettonico.

Uno dei fenomeni evidenti in questi ultimi anni è quello dell'erosione delle coste, dovuto allo scarso apporto di detriti dai fiumi e dalla scomparsa delle dune, che vengono pianificate per far posto alle strutture. Le dune sono delle collinette di sabbia, sulla cui cima cresce vegetazione selvaggia. La loro presenza mitiga il clima e ed è un ostacolo all'erosione della terra e all'avanzamento del mare. Rappresentano, insomma, un ottimo equilibratore ambientale.

Anche i sistemi utilizzati nei lidi, come il rastrellamento per la pulizia delle spiagge, o l'impianto degli ombrelloni in profondità favorisce lo sgretolamento della sabbia e l'erosione della terra, con l'intaccamento degli organismi vegetali che vivono sulle spiagge.

CONCESSIONE SI', CONCESSIONE NO: FAVORIAMO L'ECONOMIA O ECOLOGIA?

Con questo non vuol dire che il turismo balneare sia da demonizzare e che i vantaggi economici, ma anche in termini di promozione del territorio, non siano altrettanto importanti. Soprattutto per un Paese che catalizza flussi di turisti provenienti da ogni parte d'Europa per la bellezza dei mari meridionali e delle isole. Nella questione delle concessioni bisogna tener conto anche delle 30 mila aziende che ruotano attorno agli stabilimenti e alle centinaia di migliaia di lavoratori. Il problema degli investimenti fatti in visione di un guadagno a medio-lungo termine è reale, ma deriva proprio da un consolidato sistema che di fatto non ha ben regolamentato l'utilizzo del territorio demaniale. L'automatico rinnovo delle concessioni alla scadenza porta a gestioni di stabilimenti decennali, con tutto ciò che ne consegue.

D'altra parte non servono dati statistici per renderci conto delle immense colate di cemento che deturpano le nostre spiagge (oltre il problema dell'abusivismo edilizio) o della molesta invasione di ombrelloni impiantati senza criterio, spesso finendo anche nell'acqua (e non è un'esagerazione!).

cementificazione delle coste
(Cementificazione delle coste)


In realtà l'economia e l'ecologia non sono necessariamente in opposizione perché, come propone il Wwf Italia, la direttiva Bolkestein potrebbe essere applicata tenendo conto di criteri di sostenibilità nell'affidamento delle coste. Questo favorirebbe anche le piccole imprese emergenti laddove, nelle gare basate solo su criteri economici, non avrebbero chance contro le grandi aziende che operano da anni nel settore.

Chi resta indifeso in questa guerra alle concessioni è il bagnante, che rischia di non trovare un pezzettino di spiaggia dove poter prendere il sole. Su una spiaggia che- non dimentichiamolo- in fondo è anche la sua.

AutoreClaudia Morelli


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