Stoccare energia eolica dalla pietra ollare: gli studi della Petrozavodsk State University

Dopo aver parlato della cucina solare e della cucina geotermica non potevamo certamente farvi mancare anche la cucina eolica.

Ma questa volta il discorso si presenta differente: non si tratta infatti di sfruttare la potenza energetica delle correnti ventose al fine di cucinare ma di utilizzare un determinato strumento, che viene solitamente adoperato per la cottura naturale della carne o delle verdure, al fine dello stoccaggio di energia eolica.

Volete scoprire di cosa si tratta? Proseguite allora con la lettura.

Le potenzialità della pietra ollare al fine dello stoccaggio di energia eolica

Dal 2009 i ricercatori russi della Petrozavodsk State University lavorano costantemente a contatto con industrie energetiche appartenenti al settore privato al fine di concretizzare lo stoccaggio di elettricità sotto forma di calore attraverso l'utilizzo della steatite o cloruro di talco.

Per intenderci meglio, si tratta niente meno e semplicemente della pietra ollare, un materiale che chi cucina conosce bene in quanto la pietra ollare viene spesso utilizzata, sotto forma di piastra o pentola, al fine della cottura lenta e naturale degli alimenti in quanto minerale in grado di riscaldarsi mantenendo costante la temperatura, senza il rilascio di alcun tipo di sostanze tossiche.

Pentola di pietra ollare

(Una tipica pentola realizzata in pietra ollare)

Vediamo cosa hanno osservato le ricerce russe in merito alle potenzialità della pietra ollare ai fini dello stoccaggio dell'energia generata da una fonte eolica.

Le ricerche russe

Quotidianamente l'elettricità viene conservata sotto forma di energia chimica, così come operano le pile delle lampade tascabili, le batterie delle auto e dei telefoni, oppure tramite accumulatori di calore come nei termos, nelle bottiglie o nelle vecchie stufe.

Molto comodo e vantaggioso potrebbe essere lo stoccaggio di elettricità in accumulatori di calore di questa tipologia e qui giungono dunque le ricerche russe in merito alle potenzialità del cloruro di talco naturale in quanto possibile accumulatore di calore.

Minerale facilmente sezionabile formatosi per carbonizzazione di rocce vulcaniche, il clorulo di talco, detto steatite o pietra ollare, è presente in giacimenti in Carelia e in Finlandia e possiede un'elevata capacità di stoccaggio termico, fino a 2,5 volte superiore a quelle dei mattoni comunemente utilizzati per i forni.

I ricercatori della Petrozavodsk State University hanno dunque deciso di tentare di lavorare al fine del collegamento di accumulatori di calore in pietra ollare ad impianti eolici per conservarne l'energia in eccesso, conferita dai picchi di produzione in momenti di scarsa richiesta, per poterla nuovamente utilizzare in momenti di massima richiesta energetica ma determinati da scarse condizioni ventose.

Energia eolica in eccesso avviata verso la steatite, potrebbe incrementare il rendimento dell'impiantistica fino ad un valore percentuale del 40%.

Vantaggi ma anche svantaggi della pietra ollare

La duttile pietra ollare è composta:

  • tra il 5 e l'8% di penninite;
  • tra il 40 e il 50% di magnesite;
  • da magnesio idrato silicato con un tasso di talco fino al 40-50%

componenti che le assicurano compattezza e durabilità insieme ad una facilità di lavorazione. Essa è infatti una pietra molto tenera di scarsa durezza, utilizzata da secoli per la sua facilità di modellazione anche con strumenti relativamente semplici.

Dotata di eccezionali caratteristiche di resistenza al fuoco, all'escursione termica e all'inquinamento ambientale, non si deteriora alle alte temperature e permette una conduzione termica di circa 8-10 volte maggiore rispetto al materiale refrattario.

Un materiale affidabile, la cui lavorabilità e durabilità potrebbero essere una scelta felice per la ricerca russa sullo stoccaggio energetico, ponendo però attenzione a determinate condizioni: la presenza di talco, pur essendo il fattore principale della duttilità della pietra, se annessa al pericolo di inquinamento da absesto, pone la pietra ollare su uno stato di osservazione connesso a possibili pericoli di asbestosi, a causa della possibile aspirazione della polvere in fase di lavorazione.

AutoreDott.ssa Elisabetta Berra


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