Su Scioffu, la serra fotovoltaica più grande del mondo è proprio in Italia
La serra fotovoltaica più grande del mondo si chiama Su Scioffu e prende il nome dall'omonimo paesino in provincia di Cagliari. La chiamano anche la "spianata di serre" perché occupa ben ventisei ettari di terreno.
La realizzazione di questa immensa struttura è stata possibile grazie al contributo economico del Comune e di due grandi multinazionali, la Twelve Energy e la Mbcel, azienda indiana, che la reso inevitabile una parziale privatizzazione del parco, quando, purtroppo, il sogno reale sarebbe un'intera filiera di produzione, gestione, controllo e finanziamento tutta italiana, se non proprio sarda. La gestione, invece, è stata affidata a quattro cooperative locali.
(Serra fotovoltaica_SuScioffu_coperture)
Un impianto di questo tipo ha la capacità di immagazzinare e sfruttare un totale di energia solare pari a 20 MegaWatt, l'equivalente dei consumi annuali di circa diecimila abitazione. Cifre da far girare la testa, se si considera anche la l'immensa riduzione della produzione di anidride carbonica, pari al oltre venticinquemila tonnellate. Un colosso del fotovoltaico a conti fatti.
La scelta del sito non è affatto casuale perché è stata proprio la Sardegna la prima regione a regolarizzare e incentivare le serre fotovoltaiche in Italia. All'interno delle serre è stata predisposta un'attenta coltivazione di prodotti quali angurie, zucchine romane, rose da bacca, meloni e finocchi. La scelta di questi prodotti va naturalmente alla predisposizione geologica e morfologica del luogo e permette anche all'intera Sardegna di fornire prodotti locali a prezzi competitivi, considerando che la regione importa oltre l'80% della produzione ortofrutticola.
(Serra fotovoltaica_SuScioffu_coltivazioni)
Questo, però, non è l'unico vantaggio di questo impianto. Negli anni scorsi, a seguito della chiusura dello zuccherificio Eridania, l'intera zona ha subito un grave contraccolpo sia a livello economico che per quanto riguarda l'occupazione. Il problema è stato parzialmente risolto grazie all'impiego di personale nelle serre. La Sardegna è una regione molto sensibile al tema delle energie rinnovabili anche se i risultati applicativi sono stati alle volte deludenti. Per quanto riguarda la produzione eolica, si è riscontrato un uso screditato di questa tecnologia a causa del perseguimento degli obbiettivi privati. Anche sulle serre molte sono state le critiche. Scegliendo di incentivate il sistema di produzione dell'energia fotovoltaica in questa tipologia, c'è stata una notevole riduzione degli impianti a terra. Il problema, però, si è rivelato di poca importanza, essendo comunque l'obbiettivo primario l'impiego in se dei pannelli fotovoltaici, indipendentemente da sistema applicativo scelto.
(Serra fotovoltaica_SuScioffu_coperture)
La serra, però, come detto, può generare un continuo afflusso, oltre che di energia pulita, anche di manodopera. È anche previsto un ulteriore ampliamento del parco, che potrebbe raggiungere le 134 serre per un totale di 84.400 pannelli al silicio.
Recenti indagini sulla zona hanno però disseminato dubbi sull'autentica buona fede delle multinazionali proprietarie. Di recente si è indagato su alcune frodi riguardo la stessa destinazione d'uso del parco, utilizzato come vera e propria centrale industriale per la produzione e il commercio dell'energia, sotto le false spoglia di un'azienda agricola. Ci sono, inoltre, anche altre indagini interne per quanto riguarda il conteggio dell'energia prodotta. Sembrerebbe, infatti che l'inchiesta aperta dal GSE (Gestore dei Servizi Energetici) si riferisca alla presenza all'interno della serra di contatori non certificati. Il risultato è che la Twelve Energy dovrà restituire otto milioni e mezzo di euro.