Ecosistemi in vendita: il lato oscuro della Green Economy

Crescita economica e sostenibilità ambientale, sono due fattori che viaggiano parallelamente nel nuovo territorio della green economy. A metà strada tra i due si collocano, insistenti, i nuovi investimenti e i valori finanziari e dei mercati per le aree verdi del mondo.
Ma si può salvare la natura, attraverso la sua vendita?
Gli ecosistemi sono in vendita in tutto il pianeta ed è una tendenza che si fa sempre più importante e presente nel panorama finanziario.

Il portale web Ecosystem Markeplace, ci informa quotidianamente su news e tendenze dei prezzi del mercato del carbone, dell'acqua e della biodiversità. "Crediamo che i mercati dei servizi ecosistemici un giorno diventerà una parte fondamentale della nostra economia, contribuendo a dare valore ai servizi ambientali che, per troppo tempo, sono stati dati per scontato". Lo scopo di questo portale è di stimolare lo sviluppo di nuovi mercati e di facilitare la burocrazia alla base di tutte le azioni che potrebbero essere portate avanti.

La vendita di spazi verdi, investe sempre di più i Paesi meno sviluppati economicamente, ma che detengono dei valori nel sottosuolo che le società mondiali più potenti vogliono accaparrarsi.
Ad esempio, in Mozambico, una società con capitale inglese sta negoziando un contratto di locazione con il governo per 15 milioni di ettari, il 19% della superficie del Paese. Il suo interesse sono gli stock di carbonio, rappresentati dagli alberi che possono essere coltivati in quelle terre e venduti in mercati del carbonio emergenti.
In Libia, nel 2008, la britannica Carbon Harvesting Corporation ha proposto un contratto per il carbonio, che copre 400.000 ettari di foresta pluviale.
In America Latina, le imprese di Ecoturismo e quelle militari stanno raggiungendo un accordo per proteggere la Guatemalan Maya Biosphere Riserve dal progetto di farla diventare un parco a tema sui Maya, che genererà profitti nell'ecoturismo, a scapito della sua salvaguardia ambientale.
In Africa, Amazzonia e in altre aree ricche di risorse naturali, le aziende stanno rivalutando il suolo agricolo e le pratiche agricole del biochar (il carbone di legna ottenuto dalla pirolisi della biomassa), per sviluppare sistemi di piantagione del carbonio, mirate alla sua vendita nei mercati mondiali. La particolarità di questo carbone è che rimane incorporato nel terreno per migliaia di anni, fornendo un modo economico per ridurre le emissioni di CO2 in atmosfera. Carbonscape ha previsto 930 milioni di ettari di piantagioni di biochar, luoghi da cui, attualmente, traggono sostentamento gli abitanti indigeni.

Biochar legna di carbone

I sistemi, come quello appena descritto, che mirano alla riduzione delle emissioni, stanno interessando aree forestali di tutto il mondo e la preoccupazione degli utenti forestali è quella di non avere più l'accesso alle risorse vitali, che vengono sempre di più vendute o addirittura svendute al primo affarista del caso. Solo nella regione Amazzonica più di 6,8 milioni di ettari di foresta rientrano in svariati progetti di deforestazione.

Questi, sono solo alcuni esempi di ecosistemi in vendita e della corsa all'accaparramento delle risorse verdi della terra. Stiamo parlando di una tendenza emergente e che, sempre di più, sta acquisendo importanza nel mercato della green economy. Gli americani lo chiamano "land grabbing" e le società ambientali sono i principali drivers orientati alla conservazione della biodiversità, del biocarbonio, dei biocarburanti ecc..
Storicamente, troviamo la tendenza all'accaparramento del verde nel periodo coloniale e neocoloniale, in cui i terreni venivano acquistati in nome di un ambiente e di un ecosistema da preservare dalle tecniche locali, spesso distruttive, del patrimonio faunistico e floristico. Sappiamo tutti, in realtà, come è andata a finire.

Il capitale verde, da sempre interessa gli imprenditori e quei Paesi che hanno un ruolo di primo piano nella politica mondiale. Adesso però, le espropriazioni sono sempre più frequenti e questo condurrà, inevitabilmente, ad un aumento della ricchezza per i Paesi che riusciranno ad accaparrarsi la terra promessa, incentivando la povertà degli abitanti di quelle stesse zone, dall'equilibrio già precario. Al fine di evitare questa catastrofica conseguenza, di vitale importanza è l'equità e la giustizia nella green economy. Questo vuol dire coinvolgere nelle trattative le amministrazioni locali, fare delle consultazioni basate sulla trasparenza, specificando le responsabilità di ciascun attore sociale.
È importante salvaguardare le popolazioni locali, il loro sostentamento. Questo deve essere un caposaldo alla base di tutte le iniziative e di tutti i negoziati. Al contrario, se questo principio non verrà perseguito, si andrà incontro ad un ulteriore impoverimento di Paesi già in grave difficoltà economica, che causerà il collasso di molte zone del pianeta. Lo sviluppo sostenibile è sicuramente da perseguire, ma in primis è necessario riconquistare la natura dalla stretta del mercato, alimentando e legittimando i rapporti e le intese umano-ecologici, insieme a forme di gestione dell'ecosistema locale, insieme con i reali padroni di quelle terre.

Fonti:

www.awf.org
www.ecosystemmarketplace.com
www.ambienteambienti.com 

AutoreDott.ssa Manuela Borseti


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