Salva l'Artico. George Clooney diventa testimonial della campagna contro le perforazioni petrolifere

"Le celebrità sono spesso la chiave per fornire messaggi trasversali. L'opinione pubblica è sensibile alle celebrità". Parola di Vivienne Westwood, la stilista inglese che ha appena lanciato una Green Campaign per appoggiare Greenpeace e il suo tentativo di coinvolgere l'opinione pubblica della campagna Save The Artic, un'iniziativa di sensibilizzazione per salvare l'Artico sia dalle trivellazioni petrolifere, sia dalle mire egemoniche delle grandi potenze mondiali pronte anche a farsi la guerra pur di conquistarlo. Principali protagonisti personaggi del calibro di George Clooney o Chris Martin dei Cold Play, ma anche Georgia May Jagger e Jerry Hall, che hanno posato per un famoso fotografo indossando una maglietta simbolica disegnata dalla Westwood, e in vendita a 65 euro sul sito della stilista impegnata da tempo nella lotta ai cambiamenti climatici.

Celebrità per la campagna Save the Artic

In cosa consiste la campagna della Ong internazionale?

"Negli ultimi 30 anni – raccontano a Greenpeace Italia, sul cui sito è possibile firmare la petizione in favore dell'Artico - abbiamo perso tre quarti della calotta di ghiaccio che galleggia in cima al mondo. Per oltre 800 mila anni, il ghiaccio è stato una caratteristica costante del Mar Glaciale Artico e ora si sta sciogliendo a causa del nostro uso di energia sporca da fonti fossili. In un prossimo futuro potrebbe addirittura scomparire per la prima volta da quando gli esseri umani sono sulla Terra. Questo sarebbe devastante non solo per le persone, per gli orsi polari, i narvali, i trichechi e altre specie che vi abitano, ma anche per tutti noi. Il ghiaccio in cima al mondo riflette nello spazio molto del calore del sole, contribuendo così a raffreddare il nostro pianeta, stabilizzando il clima da cui dipendiamo per coltivare il nostro cibo. Proteggere il ghiaccio significa proteggere tutti noi".

E come fare?

Innanzitutto fermando la corsa al petrolio nell'Artico che sta per scatenarsi. "Shell, BP, Exxon, Gazprom e gli altri sono pronti a correre il rischio di una devastante fuoriuscita di petrolio nelle acque dell'Artico pur di sfruttare riserve che valgono tre anni di consumi globali di petrolio – spiega Greenpeace -. Le stesse aziende dell'energia sporca che per prime hanno causato lo scioglimento dei ghiacci artici ora stanno cercando di trarre profitto da quel disastro. Vogliono aprire la nuova frontiera dell'oro nero per raggiungere un potenziale di 90 miliardi di barili di petrolio. Questo vuol dire un sacco di soldi per loro, ma equivale a soli tre anni di consumi petroliferi per il pianeta. Documenti governativi sin qui segreti dicono che contenere fuoriuscite di petrolio nelle acque del Polo è "quasi impossibile" ed ogni errore si rivelerebbe potenzialmente fatale per il fragile ecosistema artico. Per trivellare nella regione artica, le compagnie petrolifere devono trascinare gli iceberg lontano dai loro impianti e utilizzare enormi tubi idraulici per sciogliere il ghiaccio galleggiante con acqua calda. Se li lasciamo fare, una catastrofica fuoriuscita di petrolio è solo una questione di tempo. Abbiamo visto i danni terribili causati dai disastri della Exxon Valdez e della Deepwater Horizon. Non possiamo lasciare che ciò accada nell'Artico. Dobbiamo istituire un divieto di trivellazioni petrolifere nelle acque artiche".

E si tratta di rischi reali, in quanto le intercettazioni di Wikileaks rivelano come gli Stati Uniti abbiano a più riprese parlato di "aumento delle minacce militari nell'Artico" e come la Russia preveda "l'intervento armato" in futuro. "La minaccia di una guerra futura nell'Artico è reale - precisano -. Tutti i Paesi artici stanno comprando sottomarini, aerei da combattimento e navi rompighiaccio a propulsione nucleare per imporre le loro rivendicazioni. Sia la Russia che la Norvegia hanno annunciato un 'Battaglione artico' per difendere i loro interessi nazionali. Insieme con la crescente militarizzazione, sei paesi stanno cercando di appropriarsi delle parti dell'Artico non reclamate, compreso il Polo Nord, come proprio territorio nazionale. Oggi quest'area appartiene a tutti noi. Continuiamo così e istituiamo un santuario globale nell'Alto Artico per tutta le forme vita sulla Terra". 

campagna di Greenpeace Save the Artic

Il Polo Nord è dell'umanità…

"Nessun paese possiede la parte più a nord dell'Artico - incalza Greenpeace -. Non c'è dunque alcun governo o esercito per proteggerlo: solo Paesi e aziende che cercano di farlo a pezzi. Aiutaci a piantare una bandiera per il futuro del Polo Nord. Sappiamo che stiamo andando contro i Paesi e le aziende più potenti del mondo, ma uniti abbiamo qualcosa di più forte dell'esercito di qualsiasi Paese o del capitale di qualsiasi azienda. Per questo motivo stiamo portando il nome di tutti i firmatari al Polo Nord con la Bandiera per il Futuro disegnata da giovani di tutto il mondo. La bandiera mostrerà che la nostra visione di un pianeta verde, sano e pacifico dipende dall'Artico protetto da tutti noi. Trent'anni fa abbiamo lanciato una campagna simile per proteggere l'Antartide. Nessuno pensava che ci saremmo riusciti ma ce l'abbiamo fatta e abbiamo creato una riserva mondiale al Polo Sud. Ora l'Artico ci sta chiamando".

AutoreStella Spinelli


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