Svizzera, alghe sul cavalcavia: è merito di un fotobioreattore

Alghe coltivate sotto i cavalcavia. Succede in Svizzera, a Ginevra, dove un gruppo di designer ed architetti, "The Cloud Collective", ha messo in campo un fotobioreattore finalizzato alla produzione di tale vegetazione sul viadotto che attraversa Route du Pont Butin. L'opera è stata realizzata in occasione del festival "Ville et Champs" (Città e Campi) che si concentra sulla giusta convivenza tra realtà urbana e naturale nel contesto della grande espansione urbana della città svizzera. I responsabili del progetto hanno voluto dimostrare che anche luoghi più anonimi, come le autostrade, possono detenere un compito importante per la produzione di biomasse ed alimenti. Le realtà che possono apparire, dunque, di primo acchito poco consone e fuori sintonia con l'idea di giardino, finiscono poi con trasformarsi invece in un perfetto rifugio naturale. Questa struttura in cui germogliano alghe corella è caratterizzata, infatti, da una spirale di tubi trasparenti affinché la luce possa penetrare e rendere possibile il processo della fotosintesi. I tubi sono agganciati al viadotto mediante un sopporto di acciaio che ha una duplice funzione: è un sostegno dell'impalcatura e allo stesso tempo un guardrail. Le alghe crescono proprio all'interno dei tubi grazie allo sfruttamento dell'energia solare e dell'anidride carbonica.

FOTOBIOREATTORE PER COLTIVAZIONE VEGETALI

(Un fotobioreattore consente la coltivazione di alghe sotto i cavalcavia)

"Queste alghe – spiega l'equipe di The Cloud Collective – possono essere utilizzate per filtrare l'aria, come biomassa combustile o come materia prima per diversi prodotti cosmetici ed alimentari". La struttura in acciaio, che sostiene tutte le attrezzature secondarie come le pompe, i filtri e i pannelli solari, funziona invece come dispositivo per il traffico veloce e fornisce spiegazioni dettagliate per pedoni e ciclisti. Il funzionamento e la collocazione di questo biorettatore può essere importante per il futuro, ovvero per la produzione di alimenti in un ambiente urbano, per la conservazione degli spazi verdi e per la reinterpretazione delle infrastrutture esistenti. L'idea dei designer e degli architetti svizzeri è combattere l'inquinamento e le emissioni di CO2 prodotte dai veicoli con un progetto alternativo finalizzato alla produzione di alghe sul cavalcavia e soprattutto all'integrazione di ambienti diversi ed apparentemente incompatibili.

"Le alghe raccolte  sono ricche di proteine e di altre sostanze usate per la produzione di integratori alimentari, cosmetici e medicinali e hanno uno prezzo tale da coprire in un anno le spese di costruzione del bioreattore. Ovviamente in base alla sua grandezza" ha detto in una nota stampa Joris Lipsch, co-fondatore del collettivo. Le alghe, nutrendosi di anidride carbonica, rilasciano l'ossigeno e contribuiscono dunque all'abbattimento dei livelli di CO2 nell'aria. Una vegetazione in grado, dunque, di mangiare lo smog e di lavorare per depurare l'atmosfera. Secondo Lipsch "il consumo di CO2 potrebbe essere un incentivo per rendere più facile e meno costosa la lotta all'inquinamento". "Ma dal momento che tali macchinari sono ancora molto rari -  ha aggiunto -  il budget non ci ha permesso di sviluppare il progetto anche da questo punto di vista. Tuttavia, inserendo i bioreattori all'interno di processi industriali, si potrebbero raggiungere degli ottimi risultati anche nella riduzione di CO2 nell'aria".

AutoreDott.ssa Tiziana Casciaro


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