L'Europa investe 647 milioni di euro sull'energia

Il 29 Ottobre 2014 gli Stati membri dell' Unione Europea, spinti dall'attuale crisi geopolitica che vede la Russia, a seguito dei fatti avvenuti in Crimea,  protagonista di un braccio di ferro contro Europa e Stati Uniti, hanno approvato lo stanziamento di 647 miliardi di euro destinati al finanziamento della realizzazione di progetti infrastrutturali chiave per l'interconnessione energetica dei paesi U.E.

Le 34 proposte che beneficeranno dei finanziamenti europei sono state scelte da un elenco di 248 progetti di interesse comune (PCI), tra cui i più interessanti risultano essere: l'interconnessione sottomarina tra Slovenia e Italia, l' installazione di infrastrutture per il trasferimento di gas naturale liquefatto (Gnl) tra la regione del Baltico e l'Europa centrale e sudorientale, la costruzione di nuovi gasdotti e la posa di un cavo sottomarino lungo 700 chilometri che collegherà le reti di trasmissione elettriche Norvegesi a quelle del Regno Unito.

Oltre alle infrastrutture appena citate, che catturano gran parte dell'attenzione a causa della complessità dei progetti e le difficoltà di realizzazione, esistono altre ventotto iniziative che, tra quelle approvate, meritano spazio mediatico: si tratta soprattutto dello studio sulle valutazioni relative all'impatto ambientale, al quale sono state assegnate  risorse per 91,4 milioni di euro e, forse ancor più importante, lo studio sull'integrazione delle energie rinnovabili nella rete di distribuzione elettrica europea.

l'IMMAGINE RAPPRESENTA I CAVI ELETTRICI SOTTOMARINI INSTALLATI NEL MONDO
(Mappa dei cavi elettrici sottomarini)

Una grande quantità dell'energia elettrica prodotta nel mondo proviene da combustibili fossili, derivanti dalla trasformazione di sostanza organica in forme molecolari via via più stabili e ricche di carbonioma. L'utilizzo di questi fossili come principale risorsa energetica ha subito una grandissima impennata nel corso della seconda metà del Novecento, ed attualmente questi provvedono all'85% del fabbisogno energetico mondiale. I combustibili fossili sono fonti esauribili, ma soprattutto molto dannose per l'essere umano e l' ecosistema, di conseguenza si tende a credere che il futuro energetico mondiale dovrà basarsi sulle energie rinnovabili e, quindi, non si può non discutere della non programmabilità relativa a tali energie.

La produzione energetica degli impianti non programmabili, infatti, modifica sensibilmente l'andamento dei carichi di zona da soddisfare mediante la produzione tradizionale, che dovrebbe quindi essere bilanciata rapidamente in relazione a alla quantità di elettricità generata dagli impianti che sfruttano energia rinnovabile. Il problema, purtroppo, è più serio di quanto sembri ed è motivo, insieme agli sforzi messi in campo da quelle realtà le quali dalle energie rinnovabili ricevono soltanto svantaggi, per cui le fonti alternative forniscono meno del 2% dell'energia usata dal pianeta. Inoltre le aspettative di crescita di tale settore non sono per nulla confortanti, nonostante sembri che, potenzialmente, in un futuro non troppo lontano le energie rinnovabili possano garantire una quantità di energia elettrica tale da coprire il fabbisogno energetico mondiale.

Autore Emiliano Salamone


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