In Basilicata l'eolico solleva grandi polemiche

In Basilicata, più ancora che in altre regioni, l'eolico sembra proprio destinato a sollevare grandi polemiche. E' in particolare quanto sta accadendo all'interno del territorio di Potenza a scatenare le sempre più forti rimostranze di molte persone, che vedono con evidente fastidio il tentativo smaccato di far passare come mini, impianti che tali evidentemente non sono. In pratica il sotterfugio messo in atto consiste nel frazionare le potenze che sono riconducibili ad un'unica sottostazione elettrica, cui si aggiunge il frazionamento pretestuoso dei terreni. Una pratica che ha però spinto alla formazione di comitati spontanei i quali si mobilitano contro un uso spregiudicato del territorio che fa spregio di ogni elementare criterio urbanistico. Comitati come quelli sorti a Cerreta e Taverna Foj, formatisi per impedire la colonizzazione in atto da parte di venti impianti eolici che hanno dato vita a denunce e contenziosi derivanti da metodi a dir poco disinvolti e dalla violazione di norme di sicurezza, che hanno caratterizzato l'operazione. Il loro intento è quello di portare agli occhi dell'opinione pubblica una operazione che ha poco a che vedere con la necessità di implementare le fonti rinnovabili e molto di più con la voglia di speculare facendo perno su carenze legislative e di direzione politica.

Un impianto eolico

(Il mini eolico sta producendo grandi polemiche in Basilicata)

L'escamotage messo in atto è quello di cercare di far passare come mini eolico quelli che in realtà sono impianti di tipo industriale. Una operazione che ha subito sollevato grandi proteste proprio per l'estrema aggressività con cui è stata portata avanti, grazie agli spiragli lasciati da una legislazione ricca di acronimi, ma povera di tutele effettive per il territorio, in un momento in cui anche a livello centrale sembra farsi largo la parola d'ordine della deregulation. Come si può tranquillamente evincere dalle parole di Matteo Renzi relative alla necessità di trivellare in Basilicata e in Sicilia per trovare petrolio, senza dover rispondere a lacci e lacciuoli di vario tipo.
Proprio la Basilicata, però, sembra ben decisa a resistere ad operazioni che ne metterebbero in seria difficoltà le peculiarità paesaggistiche e ambientali. Basti pensare al riguardo come la regione sia considerata un'area strategica per la vita di specie come il Nibbio reale. Ma non è solo la natura ad essere messa in pericolo da operazioni come quella in atto, se si pensa che il mini eolico verrebbe ad insediarsi in importanti aree agropastorali  che rischiano di essere ampiamente deprezzate dall'arrivo di questi impianti i quali, va ricordato, aggiungerebbero i loro effetti a quelli prodotti dagli impianti di taglia maggiore.
A rendere possibile il tutto, anche l'atteggiamento lassista delle istituzioni, testimoniato dalla mancanza di un Piano Paesaggistico Regionale. Una mancanza che non è stata mai colmata né dalla giunta guidata da De Filippo, né da quella di segno opposto capeggiata da Pittella. In assenza del quale la speculazione sembra destinata ad una facile vittoria.

AutoreDott. Dario Marchetti


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