Riciclo, il futuro dell'Italia: le proposte di Legambiente per un paese verde

Secondo l'analisi condotta da Legambiente, l'Italia continua ad essere una nazione poco propensa al riciclo dei rifiuti e ancora troppo proiettata allo smaltimento in discarica degli stessi. Una situazione, questa, decisamente controcorrente rispetto alla normativa europea che prevede, da oltre vent'anni, di dare spazio, prima di tutto, al recupero e alla riutilizzazione degli scarti.

In tal senso, il nostro paese rischia di essere multato se non interviene in modo concreto ad attivare le operazioni di risanamento ambientale in quelle zone in cui, più che altrove, persistono le discariche.

Il problema alla base di questa situazione è dovuto, secondo Legambiente, ai bassi costi  che determinate regioni attribuiscono allo smaltimento nelle discariche. Per esempio, in Puglia, il costo medio si aggira sui 50 euro a tonnellata mentre nel Lazio sta tra i 40 e i 70 euro.

Un'immagine simbolo del riciclaggio dei rifiuti

A riprova di tale affermazione, abbiamo i dati, sempre forniti dall'associazione ambientalista, nei quali proprio queste due regioni figurano come quelle che hanno raggiunto un vero e proprio record in quantità di rifiuti smaltiti in terra.
Più in generale, nell'elenco dei "cattivi" troviamo la Sicilia con l'83% di rifiuti urbani smaltiti nelle discariche, la Calabria con un 81% e la Liguria con il 66%.

Mentre in quelle aree dove sono state applicate tariffe più elevate, il riciclo ha ottenuto un maggiore successo. Basti pensare al Veneto: con i suoi 150 euro da pagare per tonnellata, la raccolta differenziata ha riscontrato una diffusione pari al 63%, dunque, superiore alla metà. Il Trentino Alto Adige ha avuto, più o meno, lo stesso risultato, con una differenziata che si stabilizza sul 62% (qui, il costo per lo smaltimento è di 119 euro per tonnellata).

Legambiente, quindi, di fronte a questo studio propone "un nuovo sistema di incentivi e disincentivi per il ciclo integrato dei rifiuti" sviluppato in quattro punti principali:

  • offrire ai comuni che praticano la raccolta differenziata con i migliori risultati, superando anche gli obiettivi stabiliti dalla legge per il riciclaggio, uno sconto sull'ecotassa;
  • togliere gli incentivi volti al recupero energetico de rifiuti, in modo tale da porre un freno alla pratica della combustione sostenuta, da quasi un ventennio, molto più di qualsiasi altra forma di gestione degli scarti. Secondo Legambiente si devono mantenere solo quegli inceneritori necessari alla produzione di biogas;
  • incentivare il riciclaggio dei rifiuti attraverso una serie d'iniziative come l'IVA agevolata su quei prodotti derivanti da materiale riciclato;
  • attuare politiche di prevenzione seguendo, sottolinea Legambiente, "il principio europeo – chi inquina paga". Quindi, in tal senso, il Ministero dell'Ambiente deve rivedere la Tari (ex Tares) calcolandola in base ai rifiuti indifferenziati prodotti. I cittadini più rispettosi dell'ambiente potranno pagare una tassa d'importo inferiore.

Sicuramente la strada verso un'Italia più ligia a rispettare le disposizioni europee e a operare un miglioramento generale della condizione ambientale di città e paesi, è lunga, tortuosa e difficile ma non impossibile da percorrere. Fondamentale sarà l'azione del governo che dovrà essere mirata, tra le altre cose, alla modifica dell'ecotassa del 1995 "per aumentare – sostiene Legambiente -  i costi dello smaltimento, diffondere le raccolte differenziate domiciliari secco-umido e sostenere il riciclo". 
Lo stato dovrà, inoltre, completare la costruzione degli impianti per la lavorazione dei rifiuti organici e puntare ai cosiddetti "acquisti verdi", a sostegno di un'economia sostenibile.
Il monito da tener presente, conclude l'associazione ambientalista, è quello di far pagare di più coloro che producono più immondizia.
Ma servirà davvero da spauracchio per le aziende e i comuni italiani?

Fonte
Legambiente

La foto in copertina è di woodsy

AutoreDott.ssa Elisabetta Rossi


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