La Russia: il gigante che strizza l'occhio all'Europa. Federazione Russa eldorado delle Fonti di Energia Rinnovabile

Nell'aprile 2013 il Centro d'analisi del Governo della Federazione Russa, in collaborazione con la prestigiosa Accademia delle scienze di San Pietroburgo, ha pubblicato uno studio sulle previsioni di sviluppo del settore energia in Russia e nel mondo entro il 2040 (trad. inglese: "Global and Russian Energy Outlook up to 2040"). Al vaglio degli studiosi le evoluzioni del mercato energetico russo nel contesto mondiale in rapporto ai mutamenti demografici, economici e tecnologici.

A proposito delle fonti di energia rinnovabile (FER) emerge che nei prossimi trenta anni il consumo mondiale raggiungerà all'incirca i 3 miliardi di tonnellate equivalenti di petrolio. Ai Paesi in via di sviluppo dell'Asia spetterà il 35% dell'incremento della domanda, costituito per il 19% dalla sola Cina. In termini generali, invece, la Russia prevede secondo una prima analisi un'espansione della domanda di energia domestica del 39% (causata da una lieve crescita demografica iniziale), metà della quale soddisfatta dal gas naturale. In questo lasso di tempo il PIL aumenterebbe in media del 3,4% l'anno, permettendo al Paese di mantenere fino al 2030 il sesto posto nella lista dei Paesi con il PIL più alto al mondo, scalzando addirittura entro il 2040 il Giappone dal 5° posto.

Un puzzle di contraddizioni

Dagli effetti di profonde e attese trasformazioni dei mercati energetici mondiali la ricerca ha tuttavia ravvisato gravi minacce nei confronti dell'economia russa: a causa della rivoluzione degli idrocarburi da scisti, della crescente concorrenza di altri fornitori negli imminenti 10-15 anni, la Russia abbasserà del 20% e oltre i volumi delle esportazioni di petrolio e gas, sebbene rimanga il più grande fornitore sul mercato. Il decremento dei ricavi da esportazioni di idrocarburi riduce di un terzo il contributo al PIL. I conseguenti effetti a catena, ma anche la riduzione dell'afflusso dei capitali stranieri, rallentano lo sviluppo economico del Paese in media di un punto percentuale ogni anno. Una eventuale riduzione dei dazi renderebbe certamente gli idrocarburi russi più competitivi, aumentandone le esportazioni, ma non sarebbe di giovamento all'economia: innanzi tutto i proventi derivanti dall'aumento delle esportazioni sarebbero inferiori alla perdita causata dall'abbassamento dei dazi, in secondo luogo aumenterebbero i prezzi interni del gas e dei prodotti petroliferi, frenando ancora di più lo sviluppo del Paese.

Già nel 2011 gli esperti del settore lanciavano l'allarme. S.

, Amministratore generale della AEnergy, nell' articolo "Sul futuro delle FER in Russia" apparso sul portale energyland.info, osservava un notevole divario tra i prezzi dell'energia elettrica all'ingrosso e i prezzi di vendita al dettaglio: le tariffe per i consumatori diretti lievitavano più velocemente dei primi. Alla base di questa disparità ragioni come la naturale conseguenza dell'aumento dei prezzi del gas, la necessità di fondi per l'economia di rete, la liberalizzazione del mercato dell'energia elettrica, la determinazione del prezzo in base al sistema RAB, la deregolamentazione delle quote di vendita al dettaglio. "{...} lo sviluppo spontaneo di energia rinnovabile "dal basso" e il rifiuto della rete a vantaggio dell'auto-approvvigionamento esacerberà i problemi dell'energia centralizzata, aumentando ulteriormente le tariffe." In queste condizioni, per lo sviluppo di una rete di energia rinnovabile, potenziale ancora sempre ignorato, egli sottolineava l'importanza del sostegno statale e di grandi imprese pronte a investire nel green. Aziende peraltro già presenti, come Renova, Russian Technologies, Rosatom, Rusnano, e RusHydro.

Raffigurazione della distribuzione delle risorse geotermiche nella Federazione Russa.

La critica al sistema

Nell'ottobre dello stesso anno, O. S. Popel'Responsabile del Laboratorio di fonti energetiche rinnovabili e del rifornimento energetico dell' Istituto congiunto delle alte temperature RAN, nonchè membro del Consiglio d'esperti del partito politico " Russia Unita" sulle questioni del risparmio e dell'efficienza energetica, esponeva le sue posizioni nell'articolo "Fonti di energia rinnovabile nella Federazione Russa: problemi e prospettive", pubblicato dalla rivista elettronica Energosovet. Criticava di fatto la scarsa lungimiranza della politica delle esportazioni, a cui venivano dedicati ben due terzi delle risorse energetiche del Paese. "Rinunciare ai proventi del complesso gas-petrolio, tradotti in un 17% del PIL {...} diventa estremamente difficile." E ancora: "Evidentemente sono troppo rassicuranti le stime che vedono la Russia al primo posto per quanto riguarda le riserve di gas naturale (il 23% delle riserve mondiali), al secondo per il carbone (il 19% delle riserve mondiali), al quinto-settimo posto per il petrolio (4-5% delle riserve mondiali). Alla Russia spetta inoltre l'8% dell'estrazione mondiale di uranio naturale. I giacimenti facilmente accessibili tuttavia si esauriranno velocemente, mentre l'esplorazione e lo sfruttamento di nuovi richiederanno spese enormi.", lamentava Popel'.

Come se non bastasse uno sguardo al mercato interno rivelava una realtà paradossale. Nel 2011 ancora circa 20 milioni di persone si trovavano escluse dai centri di erogazione dell'energia, il che comportava tariffe ancora più salate. Soltanto circa il 50% delle aree urbane e il 35% degli insediamenti rurali venivano riforniti con il gas, costringendo la popolazione a ricorrere al carbone e prodotti petroliferi, fonti di inquinamento locale. A causa della continua crescita dei prezzi dell'energia, delle spese per l'allacciamento, sottolineava anch'egli nel suo articolo, come l'auto-approvvigionamento di energia si sarebbe sviluppato molto prima del previsto. Nonostante ciò il contributo delle FER (escluse le grandi centrali idroelettriche) nel bilancio energetico russo non superava l'1%. "La Russia resta sostanzialmente indietro rispetto ai Paesi all'avanguardia per la lavorazione e l'utilizzo delle fonti di energia rinnovabile. Cionondimeno esistono progetti portati a termine con successo, come gli impianti geotermici in

, grazie ai quali è stato limitato il trasporto di combustibile diesel in questa regione.". E così, a dispetto del primato russo in fatto di risorse energetiche, lo sfruttamento delle fonti di energia rinnovabile appare un orientamento strategico estremamente importante per il futuro del Paese.

Impianto geotermico in Kam?atka

Un vento di cambiamento?

Ad ogni modo all'orizzonte del dibattito pareva stagliarsi nel luglio 2011 un' inversione di tendenza. La Commissione Europea aveva rilasciato l'autorizzazione per l'acquisizione della joint venture russo-italiana da parte di ERG Renew e della società LUKOIL, per la generazione e vendita di energia elettrica a partire da fonti di energia rinnovabile in Romania, Bulgaria, Ucraina e Russia. Durante la firma del memorandum, V. Alekperov, Presidente di LUKOIL, si era detto fiducioso nella collaborazione con i colleghi italiani, dalla vasta esperienza sul campo.

La Rossijskaja Gazeta, quotidiano ufficiale del governo della Federazione Russa, riportava come secondo gli esperti, l'energia eolica rappresenti una delle fonti di energia alternative più promettenti nei Paesi in via di sviluppo. Gli investitori sono tuttavia riluttanti: i guadagni si fanno attendere, la quantità di energia prodotta non è in grado di soddisfare le esigenze di grandi consumatori, e richiede un prezzo a volte più alto di quello dell'energia tradizionale, anche se, come insegna l'esperienza europea, le nuove tecnologie stanno migliorando costantemente la competitività delle rinnovabili. La consapevolezza pubblica dei limiti ambientali alla crescita ha comunque cambiato la situazione. Sembrava averlo capito anche la classe dirigente russa, che, sempre stando al quotidiano, si prefiggeva il compito entro il 2030 di portare al 10% la quota delle rinnovabili nel mix energetico del Paese.

A prova del diffuso interesse sul tema si è tenuto dal 12 al 13 novembre 2013 a Mosca il secondo Forum internazionale sulle rinnovabili, l'efficienza energetica e le smart grid, meglio noto come REF, organizzato dall'IBCentre in stretta collaborazione con il Ministero per l'Energia della Federazione Russa, la Duma di Stato e varie organizzazioni internazionali leader nel settore.

V. Davij, direttore generale dell'IBCentre ha dichiarato: "La Russia dispone di un potenziale d'investimenti enorme nel settore delle rinnovabili. Molte società europee sognano di stabilirsi qui. Il mercato è ancora fresco, e ci sono problemi da risolvere affinché la Russia non ripeta gli errori compiuti da altri Paesi." Anche R. König, Responsabile per il settore energia rinnovabile della Raiffeisen Zentralbank Österreich AG, ha messo in risalto la ricchezza di risorse ancora da esplorare: "Penso che il mercato russo sia interessante in quanto molto grande. Sta appena cominciando a fiorire, è ancora giovane. Attualmente il compito è quello di aumentare la quota di energie rinnovabili al 2,5%, perciò nei prossimi 2-3 anni il settore in Russia si svilupperà."

Nell'agenda presenti temi come la legislazione in materia, i mercati dell'Est Europa, la creazione di un industria ad hoc per la produzione di apparecchiature specifiche, i rischi nella realizzazione dei progetti, nonché le modalità con cui attrarre gli investimenti per attuare piani su larga scala che permetteranno alla Russia e ai Paesi del CIS di occupare un posto rilevante nei nuovi mercati dell'eolico, del solare, del biogas e biocarburanti solidi, dell'energia idroelettrica e geotermica, incrementando la competitività del complesso industriale.

Fonti:

http://ac.gov.ru/en/publications/

http://www.energyland.info/analitic-show-70125

http://www.rg.ru/2011/07/05/energia-site.html

http://www.energosovet.ru/bul_stat.php?idd=210

http://inotv.rt.com/2013-11-13/Rossiya-smotrit-v-storonu-vozobnovlyaemih

http://www.geni.org/globalenergy/library/renewable-energy-resources/world/europe/geo-europe/geo-russia.shtml

AutoreStella Panosetti


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