Una piccola società francese contro le acque reflue: il bambù e il progetto Briter-Water

Il problema della gestione competente delle acque è una delle tante tematiche green sulla vetta delle priorità da affrontare. Assicurare alle generazioni future un approvvigionamento sufficiente, nonché pulito, di questa risorsa dovrebbe infatti essere tra gli interessi dell'intera popolazione mondiale.

Tra le tematiche green più cocenti, vi è quella del potenziale riutilizzo delle cosiddette acque grigie, nient'altro che le acque domestiche libere da materiale fecale e dagli scarichi delle cucine. Si tratta, in sostanza, di circa il 70% delle acque domestiche, una risorsa inesauribile che, opportunamente trattata, può essere riutilizzata, contribuendo alla riduzione dei consumi di acqua potabile.

Vista l'importanza della questione, l'Unione Europea ha finanziato con 720 000 euro il progetto Briter-Water, «Market replication of bamboo remediation of food industry effluent grey water for re-use», secondo le definizioni ufficiali, interessato allo sviluppo di un sistema innovativo di trattamento delle acque reflue attraverso l'utilizzo del bambù, una pianta perenne appartenente alla famiglia delle Poaceae, che per le sue qualità di leggerezza e resistenza, è da secoli impiegata per gli scopi più vari. Per ora, Si tratta, dunque, propriamente di un progetto più direttamente indirizzato all'industria che al consumo domestico.

La società Phytorem, responsabile del progetto conclusosi nel 2012, cui ha partecipato insieme alla francese Eau et Industrie e alla tedesca BeOne GmbH, ottenendo un finanziamento all'interno del Programma quadro per la competitività e l'innovazione (CIP), è specializzata nella depurazione dell'acqua e nel disinquinamento del suolo attraverso le piante e sta ora commercializzando il progetto Briter-Water sotto forma del filtro Bambou-Assainissement.

Questa tecnica esclusiva e brevettata è stata messa a frutto attraverso un progetto pilota su vasta scala, sfruttando le naturali qualità del bambù: densità delle radici e capacità di trattenere batteri in grado di distruggere agenti inquinanti. Ben 1500 m2 di acque grigie, provenienti dall'industria alimentare (si tratta della fabbrica Délifruits nei pressi di Valence, produttrice di bevande analcoliche), sono stati sottoposti al trattamento con piante di bambù, che hanno funzionato come un sistema di filtraggio vegetale.

Le acque reflue sono, infatti, state incanalate verso la piantagione di bambù, responsabile grazie alle radici e all'aiuto di un terreno sabbioso, del resto del lavoro: i micro-organismi presenti in natura hanno, infatti, degradato la materia organica. Ma le sorprese, si può bene dire, non finiscono qui e la biomassa risultante dal trattamento delle acque può essere utilizzara localmente, come carburante per le caldaie di edifici amministrativi e scuole.

Il trattamento è stato finalmente presentato su scala europea e internazionale, dando lustro alla piccola impresa francese, che al termine del progetto contava meno di 20 dipendenti, ma che grazie all'aiuto della Comunità Europea, che ha coperto il 59 % del costo totale del progetto (ben 1 241 461 EUR spesi tra il 2009 e il 2012), ha saputo sfruttare un'opportunità per accedere al mercato, servendosi, peraltro, di una pianta a basso costo e di estrema praticità; il bambù è robusto, cresce in fretta e filtra efficacemente i composti azotati e i fosfati prodotti dall'industria alimentare in grandi quantità. La società ha installato sempre più piantagioni in Francia e ha ovviamente iniziato a espandersi anche all'estero.

La società Phytorem
(I detentori del brevetto Bamboo-Assainissment)

Per ulteriori informazioni sul Bambou-Assainissement visitare il seguente sito.

AutoreDott.ssa Morena Deriu


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