Fotovoltaico, isolanti e domotica per produrre il doppio di energia rispetto ai consumi

Quando ha cominciato a lavorare a questo progetto, l'architetto e ingegnere tedesco Werner Sobek aveva in mente la creazione di un edificio innovativo e sostenibile, che fosse completamente riciclabile e che riuscisse a coprire con l'autoproduzione da fonti rinnovabili tutta l'energia di cui avesse bisogno per il suo funzionamento quotidiano. Dai risultati raggiunti si può affermare che non solo i propositi del suo ideatore sono stati pienamente soddisfatti, ma che sono stati persino superati.

B10, la Casa Attiva di Werner Sobek

(La facciata principale di B10, la "Casa Attiva" progettata da Sobek nel quartiere Weissenhof di Stoccarda. Foto AktivhausB10)

B10, questo il nome dato all'abitazione progettata da Sobek, grazie all'integrazione tra una struttura altamente performante, un sistema domotico di controllo dell'energia e delle funzionalità dell'edificio e l'installazione di un impianto fotovoltaico, riesce non solo a soddisfare pienamente le proprie necessità energetiche, ma persino a produrre molta più energia del suo fabbisogno. L'impianto fotovoltaico installato sul tetto della casa B10 produce circa il doppio del suo fabbisogno. Il surplus di energia prodotta da questa abitazione viene utilizzata in parte per il funzionamento di due automobili elettriche, e in parte viene ceduta all'edificio che le sorge accanto, contribuendo alla sua alimentazione. E non è certo un vicino di casa qualsiasi a beneficiare dell'energia prodotta da B10. Si tratta di un edificio realizzato da Le Corbusier negli anni Venti del secolo scorso, diventato nel 2006 sede del Weissenhof Museum.

Weissenhof Museum. L'edificio progettato da Le Corbusier nel 1927

(L'edificio progettato da Le Corbusier nel 1927, oggi sede del Weissenhof Museum)

B10 sorge infatti nel celebre Weissenhof, quartiere di Stoccarda fatto costruire nel 1927 da Mies van der Rohe in occasione della seconda esposizione del Deutscher Werkbund, un progetto edilizio e urbanistico avveniristico, al  quale parteciparono numerosi architetti di fama mondiale creando un quartiere-vetrina che avrebbe dovuto mostrare ai suoi visitatori come sarebbero state le abitazioni dell'uomo moderno nel futuro. In parte distrutto dai bombardamenti durante il secondo conflitto mondiale, ancora oggi sopravvivono undici dei ventuno edifici di cui inizialmente era composto il quartiere.

Proprio accanto a uno degli edifici sopravvissuti, realizzato da Le Corbusier, è stato posizionato B10, il cui nome deriva dall'indirizzo nel quale si trova, il n. 10 di Bruckmannweg, e qui rimarrà per i prossimi tre anni, per poi essere smontato ed eventualmente rimontato altrove, oppure riciclato in ogni sua parte. Il progetto è parte di un programma di ricerca sulla mobilità elettrica finanziato dal Ministero tedesco dei Trasporti e delle Infrastrutture, e intende dimostrare la fattibilità e la convenienza dell'integrazione energetica tra edilizia e sistemi di trasporto cittadini, nell'ottica di una produzione autosufficiente da fonti rinnovabili. In una prima fase la casa potrà essere visitata dai cittadini, che potranno così rendersi conto di quali sono gli strumenti utilizzati per l'ottenimento di queste prestazioni eccezionalmente alte, mentre in un secondo momento la casa sarà abitata gratuitamente da due studenti. Per tutta la durata del progetto, B10 sarà costantemente monitorata da un gruppo di ricerca dell'Università di Stoccarda, che ne valuterà scientificamente tutti i dati utili al progetto.

Gli interni di B10

(Gli interni di B10)

Tecnicamente, B10 è definita una "Aktivhaus", cioè una "Casa Attiva", in grado di produrre autonomamente più energia del suo fabbisogno. Come abbiamo anticipato, la casa progettata da Sobek riesce a produrre addirittura il doppio di energia rispetto alle sue necessità, contribuendo in questo modo all'alimentazione del suo illustre vicino. Tutto ciò è possibile per l'efficiente combinazione di una serie di elementi. Innanzitutto un involucro altamente performante. Una struttura scatolare altamente isolata e dotata di un'ampia vetrata che consente la penetrazione dei raggi solari e il loro sfruttamento "passivo" per il riscaldamento degli ambienti interni. La vetrata, inoltre, viene chiusa automaticamente nelle ore serali con dei pannelli scorrevoli che consentono di ridurre al minimo le dispersioni di calore verso l'esterno. A questo si aggiungono non solo un impianto fotovoltaico in grado di produrre più energia elettrica del necessario, ma anche la presenza di un sistema di controllo domotico delle diverse prestazioni dell'abitazione, studiato in modo da cogliere autonomamente i cambiamenti esterni ed eventuali modifiche nei livelli di comfort degli utenti, così da adeguarsi alle nuove esigenze, con un sistema altamente innovativo di "autoapprendimento".

AutoreDott.ssa Serena Casu


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