Londra si illumina grazie all'energia rinnovabile ottenuta dall'olio di frittura delle patatine

Ben pochi sanno resistere alla tentazione di un gustoso piatto di patatine fritte, nonostante esse non siano un alimento propriamente considerato salutare dato l'alto contenuto di grassi saturi e oli di frittura.

Ma soffermiaci un attimo proprio su questi ultimi ora citati: gli oli di frittura alimentari infatti, e proprio quelli utilizzati per friggere le deliziose patatine, sono in lista allo scopo di donare un contributo importante nei confronti del discorso relativo allo sfruttamento di energia ottenuta da fonti rinnovabili sostenuto ormai da diversi anni a livello mondiale da enti, politici e organizzazioni internazionali.

Vediamo di cosa si tratta.

Londra, biomasse e patatine

Nel Regno Unito le patatine fritte rappresentano uno status symbol oltre che uno snack notevolmente importante per il mercato inglese. Ma, nel 2015, le amate chips potrebbero diventare anche qualcosa di più: fra circa 2 anni infatti, nella zona di Beckton, situata ad est di Londra, potrà essere attivo un nuovo impianto energetico che, alla base del proprio funzionamento, vedrà il prezioso apporto degli oli di scarto utilizzati da fast food e ristoranti londinesi per la frittura delle patatine o altri cibi affini.

L'impianto, strutturato per diventare il più grande al mondo tra quelli esistenti e finalizzati al trattamento di grassi e oli vegetali per scopi energetici, produrrà 130 GWh annuali di energia elettrica atta a ricoprire il fabbisogno energetico di circa 40.000 famiglie londinesi.

Il progetto, nato da un accordo tra la grande società idrica Thames Water e 2OC, società energetica low carbon, sorge sulla base della considerazione giornaliera sulle circa 30 tonnellate di oli di scarto che quotidianamente riversate nelle acque del Tamigi vanno ad ostruire il sistema delle fognature, gravando sulle spese mensili con circa 1 milione di sterline sborsate per operazioni di ripristino. 

Nel 2015 dunque, gli oli vegetali che fino ad allora sarebbero stati rigettati nelle fogne intasandole, torneranno a nuova vita rigenerandosi in preziosa e funzionale energia elettrica poichè ogni giorno verranno raccolti i loro avanzi utilizzati dalle cucine di ristoranti e fast food londinesi al fine dell'alimentazione della centrale green di Beckton.

L'importante progetto per il riciclo degli oli di scarto, oltre alla diminuzione di riversamenti inquinanti nelle reti fognarie, comporterà dunque la preziosa disposizione di una quantità non da poco di combustibile a costo zero finalizzato alla produzione di energia sostenibile.

Veduta di Beckton
(Veduta della zona inglese di Beckton)

Patate come accumulatori energetici

Non solo gli oli utilizzati per cuocerle, ma anche le patate stesse potrebbero venire in un futuro utilizzate allo scopo di preziosi accumulatori energetici.

La patata infatti, il vegetale più diffuso nel mondo, coltivato in 130 paesi e disponibile tutto l'anno, può essere in grado di generare energia elettrica a basso costo attraverso mezzi e trattamenti piuttosto semplici.

Questo è quanto si evince da una ricerca del 2010 della Yissum Researc Development Company, start up dell'Università di Gerusalemme, secondo cui una batteria realizzata tramite l'utilizzo delle patate potrebbe sostituire le pile da 1,5 Volt a costi 50 volte minori.

I ricercatori hanno infatti scoperto un nuovo modo al fine di costruire una batteria efficiente usando elettrodi di zinco e rame insieme ad una fetta di patata che, eventualmente bollita prima dell'uso in elettrolisi, aumenterebbe la propria potenza elettrica fino a 10 volte rispetto a quando cruda, consentendo alla batteria stessa una durata illimitata per giorni o settimane.

Alla base scientifica della scoperta vi è la riduzione della resistenza interna salina dei tuberi mentre la capacità di produrre e utilizzare energia elettrica a bassa potenza è stata dimostrata da LED mostratisi 6 volte più economici rispetto alle comuni lampade a cherosene solitamente utilizzate nei Paesi in via di sviluppo, presso luoghi dove i collegamenti elettrici sono spesso assenti.

Un dispositivo semplice che potrebbe fornire una soluzione economica immediata alle esigenze in zone del mondo prive di infrastrutture elettriche quale una sorgente di alimentazione verde a buon mercato sempre disponibile, che potrebbe migliorare sensibilmente la qualità della vita di 1,6 miliardi di persone.

AutoreDott.ssa Elisabetta Berra


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