Energia rinnovabile, Comfort, Ambiente. Le parole d'ordine per una 'Casa Attiva'

La direttiva europea 2010/31/UE obbliga i paesi membri ad operare una conversione del settore edilizio. Entro la fine del 2020, secondo le prescrizioni europee, tutti gli edifici di nuova costruzione devono essere Near Zero Energy Building, cioè edifici a energia quasi zero. Per gli edifici pubblici, o destinati a ospitare attività del settore pubblico, questo obbligo è anticipato alla fine del 2018. Come abbiamo spiegato in un precedente articolo, possono essere definiti a Energia Quasi Zero quegli edifici connessi alla rete pubblica il cui saldo energetico annuale tra consumi e produzione è pari a zero. Ciò significa che questi edifici hanno consumi talmente bassi da coprire l'intero fabbisogno energetico utilizzando (in gran parte o del tutto) le fonti di energia rinnovabili. Grazie a queste due qualità – consumi bassissimi e uso di fonti rinnovabili – nell'arco di un anno solare il consumo di energia risulta pari all'energia prodotta dall'edificio. 

Le case attive

Quando il saldo energetico annuale è positivo, si preferisce parlare di Case Attive. In questo caso, in un intero anno solare, l'edificio produce una quantità di energia maggiore rispetto a quella che è in grado di consumare, cedendo il surplus di energia alla rete pubblica. La "Casa Attiva" è una sorta di evoluzione del concetto di "Casa Passiva", che non si limita a mantenere il fabbisogno energetico a livelli bassissimi (l'istituto tedesco PassivHaus per rilasciare la certificazione impone che gli edifici abbiano un fabbisogno termico annuo inferiore a 15 kWh per m²), ma produce una quantità di energia maggiore rispetto al fabbisogno dell'edificio. 

Il surplus di energia può essere così venduto al gestore, oppure può essere utilizzato in proprio, ad esempio per ricaricare le auto elettriche. A differenza delle Case Passive, già da molti anni una realtà costruttiva nei paesi dell'Europa centro-settentrionale e sempre più diffuse anche nell'Europa mediterranea, le Case Attive sono una soluzione edilizia molto più recente, ancora in fase embrionale. Nonostante ciò, sono già stati definiti alcuni parametri di riferimento per la costruzione di edifici attivi e non mancano alcuni primi prototipi.

Energie rinnovabili, comfort e ambiente

La prima casa attiva è stata costruita ad Aarhus, in Danimarca, nel 2009. Da quel momento altri prototipi sono stati realizzati in altre parti del mondo e i sostenitori di questa tipologia di edifici hanno dato vita al consorzio Active House, il cui scopo è quello di promuovere lo standard delle case attive e definirne i parametri tecnici ai quali riferirsi per la loro costruzione in tutto il mondo. Trattandosi di un modello costruttivo ancora in fase embrionale, per il momento ci si è limitati a definire alcuni parametri fondamentali cui ispirarsi per la loro costruzione. 

La prima Active House

(La prima Casa Attiva, costruita nel 2009 in Danimarca. Foto di Morten Fauerby, The Guardian

Energia, Comfort e Ambiente sono i tre ambiti cui fare riferimento per la realizzazione di una Casa Attiva.

  • Energia: Affinché una casa possa essere definita Attiva è necessario che l'intero fabbisogno energetico sia soddisfatto utilizzando esclusivamente energie provenienti da fonti rinnovabili. Sole e vento, come di consueto, sono le fonti principali di alimentazione: una combinazione di solare termico, solare fotovoltaico e micro-turbine eoliche può fornire tutta l'energia di cui la casa ha bisogno. Ovviamente, come per le case passive e per gli stessi Near Zero Energy Buildings, è necessario che la stessa struttura dell'edificio, mediante l'adozione di strategie passive e dei criteri bioclimatici, sia concepita in modo tale da ridurre al minimo il fabbisogno energetico.
  • Comfort: Una casa attiva non deve rinunciare a garantire il massimo livello di comfort termico e ambientale ai suoi abitanti. Per questo motivo è necessario che l'edificio sia dotato di adeguati sistemi di aerazione naturale e di impianti di illuminazione altamente efficienti.
  • Ambiente: Una casa attiva non può mai essere svincolata dal contesto ambientale nel quale si trova. La stessa progettazione deve essere realizzata in modo tale da rispondere al meglio alle condizioni climatiche e ambientali del luogo, per ottimizzare gli apporti solari sia in inverno che in estate. Le case attive, tuttavia, non si limitano solo a sfruttare le condizioni esterne per migliorare il comfort abitativo, ma devono essere progettate in modo da ottimizzare i rapporti con il contesto locale, sia per quanto concerne l'uso delle risorse, sia tenendo conto del ciclo di vita dei materiali utilizzati, prediligendo sempre quelle soluzioni che hanno il minore impatto sull'ambiente esterno. 

Per saperne di più si consiglia la lettura di:

Giuliano Cammarata, Massimiliano Cammarata, Giovanni D'Amico, Fabrizio Russo, Edifici quasi zero energia. Principi di termofisica e bioclimatica per la progettazione di edifici a quasi zero energia e la riqualificazione energetica degli edifici esistenti, Grafill, 2013

Enrico Sergio Mazzucchelli, Edifici ad energia quasi zero. Materiali, tecnologie e strategie progettuali per involucri e impianti innovativi ad alte prestazioni, Maggioli Editore, 2013

AutoreDott.ssa Serena Casu


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