EFTE: il polimero ecologico del futuro

Molto spesso accade che alcuni materiali per l'edilizia o sistemi costruttivi vengano ignorati per lungo tempo, nonostante le loro notevoli caratteristiche. È il caso dell'EFTE, un materiale polimerico lasciato a lungo inutilizzato.

L'EFTE, letteralmente Etilene Tetrafluoro Etilene, è un fluoro polimero termoplastico, ovvero un polimero che contiene all'interno della sua struttura molecole di fluoro legate fra loro in maniera talmente resistente che conferiscono al materiale importanti prestazioni, ovvero un'alta resistenza agli sbalzi termici e alle aggressioni chimiche. Il materiale è trasparente e si applica per mezzo di leggere strutture in alluminio.

EFTE applicazioni_Floating Rotterdam

(EFTE applicazioni_Floating Rotterdam)

L'EFTE è stato chimicamente scoperto per errore, circa negli anni '40, grazie a Roy Plunkett che pensò subito di impiegarlo per scopi militari. Successivamente si passò al suo utilizzo nel campo aeronautico, dopo che la DuPont (importante azienda, la prima a produrre il Teflon) acquistò il brevetto per le prime sperimentazioni.

Per quanto riguarda le applicazioni in architettura, il materiale deve il suo utilizzo in un più ampio raggio ben quarant'anni dopo, grazie a Stefan Lehnert, uno studente di ingegneria meccanica di Brema. I suoi studi lo portarono a capire che questo materiale aveva delle qualità incredibili se utilizzato sottoforma di tessuto, come una vela, e da qui nacque la Vector Folitec, azienda leader nella produzione e design di involucri e pannelli in EFTE.

Le applicazioni ad oggi sono innumerevoli, specialmente per quanto riguarda strutture leggere di copertura, come le tensostrutture o le serre, o superfici esterne di rivestimento per la pelle verticale degli edifici. Infatti, l'EFTE prende delle configurazioni che molto spesso lo fanno avvicinare a quelle dei gonfiabili, in grado di assicurare prestazione termiche interne molto elevate.

Le prime applicazioni del materiale in questo campo sono la Mangrove House, un padiglione enorme nello zoo di Arnhem, e l'Eden Project, in Cornovaglia negli anni '90 ad opera dell'architetto Nicholas Grimshaw, ovvero una gigantesca cupola geodetica dedicata a serra per la riproduzione di diversi climi interni.

Applicazioni EFTE_Mangrove House_Zoo di Arnhem

(Applicazioni EFTE_Mangrove House_Zoo di Arnhem)

Applicazioni EFTE_Eden Project_Cornovaglia_Nicholas Grimshaw

(Applicazioni EFTE_Eden Project_Cornovaglia_Nicholas Grimshaw)

Le successive applicazioni dell'EFTE sono state molto numerose e di grande impatto sia visivo che tecnologico ad opera specialmente dell'importante studio di progettazione architettonica di Herzog & de Meuron.

Applicazioni EFTE_Stadio di Pechino_Herzog & de Meuron

(Applicazioni EFTE_Stadio di Pechino_Herzog & de Meuron)

Le caratteristiche che hanno portato un materiale come l'EFTE ad avere un così grande numero si applicazioni dopo molti anni sono varie.

L'EFTE è un materiale estremamente leggero, pesa circa un centesimo rispetto al vetro la è in grado di resistere ai pesi ben 400 volte in più e il livello di trasparenza è circa lo stesso. L'applicazione dell'EFTE punta sulla costruzione di sottili pellicole a strati sovrapposti di densità diverse. Questi strati assicurano la penetrazione della luce all'interno di un edificio fino al 95% e, grazie alle prestazioni chimiche, assicurano anche un controllo dei raggi UV.

Come detto l'EFTE si presenta come una sottile pellicola, perché a differenza degli altri polimeri, è prodotto per mezzo della tecnica dell'estrusione che lo avvicina alle pellicole di resina. Anche per questo, l'EFTE, con una corretta manutenzione, è in grado di resistere al tempo anche per quarant'anni, e il processo di smaltimento lo rende riciclabile e riutilizzabile al 100%.

Infine, grazie sempre alla sua composizione chimica, questo è un polimero auto-pulente, caratteristica che garantisce alle applicazioni una continua trasparenza.

AutoreDott.ssa Chiarina Tagliaferri


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