Calcolatori di impronta ecologica: sono davvero efficaci? Limiti e potenzialità di sviluppo
COME SI CALCOLA L'IMPRONTA ECOLOGICA
Nuovi software e app per il calcolo dell'impronta ecologica continuano ad essere sviluppati e diffusi, mentre un numero crescente di aziende risponde al desiderio di trasparenza manifestato dai consumatori attraverso l'adozione di marchi, certificati o altrettanti metodi fruibili da smartphone e web per indicare la carbon footprint dei propri prodotti immessi sul mercato.
Il concetto alla base della determinazione dell'impronta ecologica, ovvero dell'impatto ambientale dei singoli prodotti, è semplice, anche se il calcolo effettivo si rivela di tutt'altra natura: per valutare correttamente tali dati vengono prese in considerazione tutte le fasi di vita del prodotto, dal reperimento delle materie prime, passando per la lavorazione, l'imballaggio, il trasporto, la produzione di scarti, fino al successivo smaltimento.
Se le diverse fasi della produzione sono facili da individuare, però, altrettanto non si può dire riguardo ai criteri e ai calcoli per la determinazione esatta dell'impronta ecologica. La più diffusa metodologia di calcolo è quella che interessa la carbon footprint, che misura la quantità di anidride carbonica emessa nell'atmosfera durante l'intero ciclo di vita del prodotto. Nonostante si tratti di una delle forme di calcolo più precise, da essa restano comunque esclusi molti fattori che influiscono sulla sostenibilità ambientale ed etica di un prodotto: non è possibile quantificare, ad esempio, l'impatto delle estrazioni delle materie prime e del loro utilizzo sull'ecosistema dal quale vengono sottratte, così come non sono tenuti in considerazione fattori di sostenibilità sociale, solitamente dimostrati attraverso altri tipi di certificazioni.
Parallelamente allo sviluppo e alla diffusione dei sistemi di misurazione, di conseguenza, si fa sempre più acceso il dibattito riguardante la validità di tali indicatori. In particolare, un approfondimento di 12 articoli recentemente pubblicato sul Journal of Industrial Ecology dell'Università di Yale, intitolato "Frontiers in Footprinting", ha riportato l'attenzione sull'argomento.
(Schema di indicatori presi in considerazione per il calcolo dell'impronta ecologica)
COSA, ANCORA, NON FUNZIONA
Tra i principali ostacoli che limitano l'efficacia dei sistemi di calcolo dell'impronta, gli studiosi rilevano la scarsità di connessioni e analisi comparate che possano rivelare gli effetti dei consumi non solo su un'area ristretta, ma anche ad ampio raggio, tenendo conto del fatto che le ripercussioni di consumi ed inquinamento celano molte correlazioni complesse che vanno al di là degli effetti geograficamente circoscritti.
Il secondo, importante tema emerso dagli articoli e riportato, in modo particolare, da Ali Alsamawi, dell'Università di Sydney, è quello relativo all'impatto sociale: dagli attuali sistemi di calcolo dell'impronta sono escluse rilevazioni riguardanti le dinamiche definite, dal ricercatore, "di schiavo - padrone". In altre parole, il sistema di calcolo dell'impatto ecologico e sociale dovrebbe tenere conto anche di quante persone, all'interno di un Paese, devono lavorare per rispondere ai bisogni interni e di quante devono lavorare per rispondere alle necessità di esportazione.
POSSIBILITA' DI SVILUPPO
Le potenzialità dei calcolatori d'impronta, tuttavia, non vengono messe in discussione: lo sviluppo futuro, secondo i ricercatori, dovrebbe andare nella direzione del maggior rigore scientifico, dell'implementazione dei big data e dall'applicazione di nuove tecnologie informative che permettano il confronto incrociato, per tenere in considerazione il più possibile le fitte reti di influenza all'interno di sistemi economici complessi e sempre meno localizzati.
D'altra parte, ulteriori passi avanti possono essere fatti anche dal punto di vista del coinvolgimento dei consumatori, non tanto per quanto riguarda le autocertificazioni da parte delle aziende, quanto piuttosto per ciò che riguarda i software e le applicazioni a disposizione del pubblico. La fruizione, infatti, potrebbe venire incentivata dall'utilizzo di informazioni meno astratte e dall'indicazione di termini di paragone, consigli per il miglioramento della propria impronta ecologica e la possibilità di misurare i progressi quotidiani derivanti dal cambio di abitudini renderebbe, probabilmente, più stimolante l'utilizzo di queste risorse.