Apple: no alle sostanze chimiche pericolose?

Lisa Jackson è la vice-presidente del settore iniziative ambientali della Apple, il colosso americano del mondo dell'informatica, che, ormai, non ha più bisogno di presentazione alcuna. Proprio in considerazione del suo ruolo, la sign.ra Jackson si è vista recapitare, nelle scorse settimane, una lettera firmata da ottanta firmatari tra investitori, manager e imprese per chiedere e sostenere l'eliminazione delle sostanze chimiche pericolose dalla vasta famiglia dei prodotti a marchio Apple.

Lisa Jackson è il vice-presidente Apple per le iniziative ambientali

(Lisa Jackson è il vice-presidente Apple per le iniziative ambientali)

Il testo della lettera aperta, promosso e sostenuto da Green America (una ONG che si occupa e promuove consumi etici), è chiaro: nelle fabbriche cinesi dove si producono i dispositivi Apple, i lavoratori sono esposti a un quantitativo di sostanze pericolose tre volte superiore a quello ammesso dalle leggi statunitensi. Fra quelle incriminate, compaiono anche benzene e un idrocarburo noto come n-esamo (ma va detto che il colosso americano non ha voluto rilasciare la lista completa dei prodotti chimici cui fa ricorso). Ebbene, secondo i firmatari della lettera, queste sostanze possono e sono state rispettivamente messe in relazione con tumori, come la leucemia, e malattie al sistema nervoso, fra cui casi di paralisi. 

Green America è la ONG che ha promosso la redazione della lettera aperta alla Apple in materia di sostanze chimiche pericolose

(Green America è la ONG che ha promosso la redazione della lettera aperta alla Apple in materia di sostanze chimiche pericolose)

Una risposta e un intervento della Apple al riguardo produrrebbe sicuramente un effetto domino tra le altre aziende mondiali. Vista la preminenza e l'importanza del colosso americano, infatti, un suo qualsiasi intervento a favore del controllo e della diminuzione delle sostanze chimiche pericolose nei processi di produzione potrebbe avere un peso di tutto rispetto nello scenario informatico (ma non solo) mondiale. 

Intanto, lo scorso marzo, l'azienda ha dichiarato di aver effettuato tutta una serie di controlli su più di duecento aziende al fine di verificarne il rispetto degli standard in materia. I firmatari controbattono, però, sostenendo che non esista prova certa di avvenuti controlli, soprattutto in relazione alla correlazione tra le malattie che ne hanno colpito e tuttora colpiscono i lavoratori e i livelli e la pericolosità delle sostanze chimiche utilizzate in queste aziende.

Un intervento deciso della Apple sulle sostanze chimiche pericolose delle sue aziende produrrebbe un utile effetto domino a livello mondiale

(Un intervento deciso della Apple sulle sostanze chimiche pericolose delle sue aziende produrrebbe un utile effetto domino a livello mondiale)

Va detto, però, che maggiori controlli e impegno nell'eliminazione delle sostanze chimiche pericolose dai processi di produzione non sono le sole richieste dei firmatari. Nella lettera, si legge, infatti, una richiesta di intervento a favore degli operai ormai ammalati, per i quali la Apple dovrebbe incaricarsi del pagamento delle spese mediche, attraverso l'istituzione di un apposito fondo

Una svolta in tal senso rappresenterebbe sicuramente un ulteriore passo avanti nella politica green dell'azienda. Secondo i censimenti di aprile, infatti, ben il 24 % delle strutture aziendali a marchio Apple è alimentato a energia pulita. E la percentuale raggiunge addirittura il 100 % per i data center. Il prossimo passo potrebbe interessare, quindi, proprio i problemi e i suggerimenti di azione, auspicati nella recente lettera a Lisa Jackson, ma anche il ricorso ai cosiddetti minerali "conflict-free" (provenienti cioè da aree non coinvolte in conflitti bellici). Il tutto sulla strada della tutela dell'ambiente e, allo stesso tempo, di tutti i suoi lavoratori.

AutoreDott.ssa Morena Deriu


Visualizza l'elenco dei principali articoli