Agrovoltaico: in Giappone fotovoltaico e agricoltura si incontrano

Nel Giappone post-Fukushima, le società che generano, trasmettono e distribuiscono l'elettricità prodotta da impianti fotovoltaici (le cosiddette utilities), per i prossimi 20 anni, dovranno pagare una tariffa di 40 Yen (all'incirca 0,29 euro) per kWh, una cifra sostanzialmente tripla rispetto a quella ricavata da fonti tradizionali. Questo, unito ai nuovi incentivi per le aziende interessate a produrre energia elettrica dal fotovoltaico e alla diminuzione delle restrizioni burocratiche circa l'utilizzo di terreni agricoli come sede di impianti fotovoltaici, sembra aver dato una brusca impennata al settore dell'agrovoltaico.

Le nuove tariffe del mercato dell'energia giapponese prevedono una spesa di 40 Yen per kWh per l'energia prodotta da fonti rinnovabili

(Le nuove tariffe del mercato dell'energia giapponese prevedono una spesa di 40 Yen per kWh per l'energia prodotta da fonti rinnovabili)

Cos'è esattamente l'agrovoltaico?

Fondamentalmente si tratta di una tecnica di produzione agricola che impiega il fotovoltaico sui terreni agricoli, ma permettendo agli agricoltori di continuare a coltivarli e, allo stesso tempo, di produrre energia pulita.

Sfatato il mito secondo il quale l'installazione di moduli fotovoltaici danneggierebbe le colture coprendole parzialmente, sempre più agricoltori giapponesi si stanno muovendo in tal senso. Sembrerebbe, anzi, che possano essere destinati a un duplice guadagno: quello derivante dagli installatori dei moduli, che pagheranno una sorta di affitto dell'area, e un altro sinora inatteso; colture come patate dolci, zucche, ortaggi a foglia e taro (un tubero della famiglia delle Araceae) sembrano, infatti, trarre giovamento dal parziale ombreggiamento dovuto all'installazione dei moduli, che garantisce, tra l'altro, una maggiore umidità al terreno.

Una piantagione di taro, una delle colture che sembra trarre vantaggio dall'ombreggiamento offerto dall'installazione di un impianto fotovoltaico

(Una piantagione di taro, una delle colture che sembra trarre vantaggio dall'ombreggiamento offerto dall'installazione di un impianto fotovoltaico)

Intanto, il governo giapponese ha già provveduto a dettare le prime norme in materia di agrofotovoltaico.

  1. Gli impianti devono essere a norma.
  2. Devono essere alti almeno 3 metri.
  3. Non devono ombreggiare più del 30 % della superficie agricola.

Una simile normativa è stata, del resto, ispirata dagli studi di Akira Nagashima, un ingegnere che, nel 2004, brevettò un impianto fotovoltaico, la cui struttura (simile a un pergolato) ne garantiva la distanza di almeno tre metri da terra, senza superare il 30 % di ombreggiamento. In questo modo, le piante evitano i danni derivanti da un eccessivo irraggiamento e, allo stesso tempo, si garantisce libertà e spazio di manovra alle macchine agricole. 

La normativa giapponese in materia di agrofotovoltaico sgue i risultati degli studi condotti nel 2004 dall'ingegnere Akira Nagashima

(La normativa giapponese in materia di agrofotovoltaico sgue i risultati degli studi condotti nel 2004 dall'ingegnere Akira Nagashima)

La speranza, per il governo giapponese, è che l'incentivazione dell'agrofotovoltaico funzioni a propria volta da incentivo per l'attività agricola ormai in declino.

Intanto, in Italia, sono ancora fermi i lavori di realizzazione di quello che si era preannunciato come il più grande parco agrofotovoltaico d'Europa. Il Ciliegino di Gela prevedeva l'installazione di ben 233 mila pannelli solari sopra le serre, sparsi lungo una superficie di 230 ettari, una produzione energetica di 80 Mw e un investimento di 300 milioni di euro. I lavori sono iniziati, la piana è stata spianata (con conseguenze disastrose su un'area di grande valore e impatto ecologico), ma tutto è fermo e rischia di rimanere tale. La concessione edilizia vincolava, infatti, l'inizio dei lavori al momento in cui la Cooperativa Agroverde avesse depositato le somme destinate al pagamento degli espropri (arrivate, nella realtà, solo cinque mesi dopo). E, ancor oggi, tutto tace.

AutoreDott.ssa Morena Deriu


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